venerdì 24 maggio 2019

FisioPodcast-09a-Anatomia e Biomeccanica di Ginocchio

Ascolta "FisioPodcast - Parliamo di Fisioterapia" su Spreaker. Gran Replica oggi. Dopo il record di ascolti nella puntata sulla spalla, oggi parliamo di anatomia e biomeccanica di ginocchio. Mettetevi comodi!!

TRASCRIZIONE DELL'EPISODIO

Anatomia e Biomeccanica del Ginocchio

È l’articolazione più grande del corpo. Come la spalla è un complesso articolare, perché distinguiamo 3 articolazioni:
  • Femoro-Tibiale
  • Femoro-Rotulea
  • Tibio-Peroneale prossimale

Articolazione Femoro-Tibiale

Ovviamente formata da Tibia e Femore. È una articolazione bicondiloidea che alcuni considerano un ginglimo angolare, altri come una troclea a 1 asse di movimento e 1 grado di libertà. La parte distale del femore termina con 2 condili, uno mediale e uno laterale. Anche la tibia presenta due condili (mediale e laterale) che terminano cranialmente nel piatto tibiale. Il piatto è costituito da 2 glene, anche qui una mediale e una laterale. Tra le due glene sporgono due prominenze piramidali chiamate tubercoli intercondiloidei (mediale e laterale) che insieme formano l’eminenza o cresta intercondiloidea.
Il condilo femorale mediale si articola quindi con la glena tibiale mediale; e il condilo femorale laterale si articolerà con la glena tibiale laterale. I condili femorali sono diversi tra loro. Diciamo che guardandoli dall’alto, come se adesso voi steste guardando il vostro ginocchio destro, formano una V rovesciata, cioè, diciamo, dalla rotula i condili divergono posteriormente e si ritrovano separati dalla fossa intercondiloidea. Il condilo mediale è più stretto e divergente mentre il laterale è più lungo. Inoltre il condilo mediale scende più in basso, più caudalmente, rispetto al laterale. Anteriormente i condili sono uniti a formare la troclea femorale, che presenta una leggera concavità ricoperta di cartilagine articolare, importante perché si articola con la rotula (nell’articolazione Femoro-Rotulea). Il condilo laterale è più sporgente anteriormente, per impedire la lussazione laterale della rotula. Fa da barriera diciamo. Le parti esterne dei condili presentano 2 rilievi, detti epicondili (ovviamente mediale e laterale, a seconda del condilo di appartenenza) che sono le strutture di origine e inserzione di strutture che dopo vedremo. L’epicondilo mediale, infine, presenta sulla sua superficie esterna un rilievo detto tubercolo del grande adduttore, che è una delle sedi di inserzione del muscolo grande adduttore (che vedremo quando parleremo dell’anca).
L’asimmetria del ginocchio riguarda anche la parte tibiale. Infatti, le glene tibiali, sul piano frontale sono concave. Sul piano sagittale, quindi viste di lato, la glena mediale è sempre concava mentre la laterale è convessa. Quindi la mediale darà stabilità, la laterale mobilità. E qui abbiamo il solito problema delle articolazioni che devono coniugare mobilità e stabilità. Troveremo infatti strutture passive a attive che garantiranno questi requisiti.

Femoro-Rotulea

La rotula o patella è un osso sesamoide, cioè che è inglobato in un tendine; in particolare il tendine quadricipitale che caudalmente si continua con il legamento rotuleo. Questo va poi ad inserirsi sulla tuberosità tibiale, una prominenza che si trova nella parte anteriore della metafisi tibiale. Tra il legamento rotuleo e la tibia sottostante lo spazio è riempito dal corpo adiposo di Hoffa, una formazione che fa da cuscinetto e che se si infiamma può dare origine alla Hoffite, con dolore al polo inferiore rotuleo.
La superficie posteriore della rotula, cioè quella che si articola con il femore, presenta un solco asimmetrico che divide la sua superficie articolare in due parti differenti, mediale e laterale (quest’ultima più ampia). Esistono diverse varianti anatomiche.
La Femoro-Rotulea è un’artrodia. Durante il movimento la rotula ruota e si sposta sul femore di circa 7 cm. A 45° ho il massimo contatto tra le due ossa. A 90° la rotula affonda nella gola intercondiloidea.
Se facciamo una scomposizione vettoriale del quadricipite avremo come risultante una forza che comprime la rotula contro il femore. A ginocchio esteso questa componente di compressione è molto modesta ma aumenta durante la flessione.
A cosa serve la rotula?
  1. Protegge anteriormente l’articolazione.
  2. Aumenta il momento di forza del quadricipite, per il fatto che funziona come come una carrucola, una puleggia.
  3. Centralizza le forze divergenti del quadricipite. Infatti una prevalenza per esempio del vasto laterale può portare a lateralizzazione rotulea.
  4. Minimizza la frizione dell’apparato estensore.
Sul piano frontale è molto importante l’angolo Q, che è è l’angolo formato da due rette: una che congiunge la SIAS e il centro della rotula; l’altra che congiunge il centro della rotula e la tuberosità tibiale. Quest’angolo è di circa 10-12° nell’uomo, 15-18° nella donna. Condizioni come una antiversione femorale, una torsione tibiale esterna, una lateralizzazione del tubercolo tibiale o un ginocchio valgo, possono causare un aumento dell’angolo Q. Più l’angolo Q è alto, più il vettore di forze agenti sulla rotula provocano il suo spostamento laterale e ciò porterà nel tempo alla cosiddetta iperpressione esterna, con sovraccarico su alcune zone delle cartilagini articolari e seguente condropatia Femoro-rotulea. In questi casi bisogna dire al paziente quali attività è meglio evitare, in quanto provocano una eccessiva pressione sulla rotula. Per esempio nel cammino la pressione sarà solo di 0,5 volte il peso corporeo; ma facendo le scale si sale a 3,3 volte; accovacciarsi porta a 7,6 volte; il salto fino a 20 volte il peso corporeo.
Una pressione rotulea asimmetrica può essere associata anche ad altri fattori. Li vediamo uno per uno:
  • Tensione del retinacolo esterno. I retinacoli sono fasci fibrosi che rinforzano la capsula. Ne abbiamo 2:
    • Il retinacolo mediale connette il lato mediale della rotula a fasci del muscolo vasto mediale nonché all’epicondilo femorale mediale, al tubercolo del grande adduttore e al condilo tibiale mediale. È un forte stabilizzatore della rotula.
    • Il retinacolo laterale connette il lato laterale della rotula a fasci del muscolo vasto laterale e della bandelletta ileotibiale, nonché all’epicondilo femorale laterale e al condilo tibiale laterale. Sembra che in realtà il retinacolo laterale non abbia una gran importanza nella traslazione laterale della rotula, motivo per cui, se una volta si tagliava, ora non lo si taglia più.
  • Inefficienza dei legamenti alari. Sono strutture che dai lati rotulei si portano ai condili femorali. Funzionano come redini che guidano il movimento verticale della rotula durante la flesso-estensione.
  • Rotula alta, quindi più craniale del normale. Spesso associata a retrazione del retto femorale.
  • Asimmetria dei pattern muscolari (come uno squilibrio tra vasto laterale e mediale).
  • Anomalie congenite del solco rotuleo, quindi deformità della rotula.
  • Strabismo rotuleo convergente, in pratica con le due ginocchia in estensione le due rotule convergono, si guardano.
Qual è il peso in compressione che va a scaricarsi sul ginocchio durante le varie attività? In bicicletta ho 1,2 volte il peso del corpo. Nel cammino avremo 3 volte il peso del corpo. Fare le scale fino 4 volte il peso del corpo. Nell’accovacciarsi si va fino a 5-6 volte il peso del corpo. Per questo nelle patologie degenerative si consiglia sempre di calare di peso.

Tibio-peroneale prossimale

Ce la lisciamo via in un attimo. Funzionalmente fa parte anche lei del ginocchio in quanto riceve diverse inserzioni tendinee e legamentose (bicipite, LCL, legamento popliteo arcuato). È una artrodia formata dalla testa del perone e il capitello peroneale (nella parte esterna del condilo tibiale laterale). È stabilizzata dai legamenti tibio-peroneali anteriore e posteriore. Può eseguire piccoli movimenti di traslazione antero-posteriori frequentemente sfruttati in osteopatia nel trattamento di disfunzioni di caviglia e ginocchio. La ritroveremo quando parleremo del piede.

Mezzi di unione

Data la sua instabilità madre natura ci ha dotati di mezzi di stabilizzazione statici e dinamici, un po' come abbiamo visto per la spalla. Vediamoli uno per uno:

CAPSULA ARTICOLARE

La capsula è una struttura fibrosa che nel ginocchio è incompleta: Posteriormente e lateralmente è molto robusta; si diparte dai condili, dagli epicondili e dalla fossa condiloidea per terminare sui condili tibiali. Anteriormente si interrompe sulla rotula, fissandosi al suo contorno, ed è in continuità fasciale con i tendini dei capi del quadricipite e loro espansioni, i retinacoli.
La membrana sinoviale avvolge internamente la capsula e contorna i legamenti crociati (che così sono intracapsulari ma extrasinoviali). Si riflette anche sul cuscinetto adiposo sottorotuleo. La sinoviale forma una serie di recessi. In particolare, superiormente alla rotula abbiamo il recesso sovrapatellare, così ampio da necessitare un muscolo che impedisca la discesa di queste pieghe sinoviali durante l’estensione. È il muscolo articolare del ginocchio. Esistono anche i recessi mediopatellari e sottopatellari.

LEGAMENTI COLLATERALI

Il collaterali rinforzano la capsula dal lato interno e esterno. Contribuiscono per il 55% al controllo di varismo e valgismo, per il 5% al controllo della flessione. Il resto è affidato a capsula e crociati. I collaterali cono tra loro incrociati sul piano sagittale. Inoltre il LCL è incrociato rispetto al LCA, mentre il LCM è incrociato rispetto al LCP.
Collaterale mediale: Si inserisce sull’epicondilo mediale e si dirige in basso e in avanti per inserirsi sulla faccia antero-mediale dell’epifisi tibiale. È composto da 3 strati: uno superficiale e 2 profondi che sono in continuità con il bordo meniscale, con la capsula e con la fascia del grande adduttore e del vasto mediale. Lo stato di tensione di questi muscoli può così influire sulla tensione del collaterale e infatti parliamo di legamento dinamizzato. Il suo carico di rottura è 35Kg.
Collaterale laterale: è un cordone arrotondato formato da fibre disposte a spirale. Va dall’epicondilo laterale alla testa del perone dirigendosi in basso e in dietro. A differenza del mediale, esso non ha connessioni con la capsula, a causa dell’interposizione del tendine del muscolo popliteo. È più esile del LCM ma è rinforzato dal bicipite femorale e dal Tratto ileotibiale.
Guardando di lato il ginocchio destro, e tornando al nostro esempio dell’orologio, diciamo che il collaterale mediale è orientato a ore 5, il laterale a ore 7.
In posizione neutra, quindi a ginocchio esteso, i collaterali sono tesi mentre si detendono durante la flessione

LEGAMENTI CROCIATI

Sono il crociato anteriore e posteriore. Uniscono Tibia e Femore dentro l’articolazione. Sono chiamati crociati perché formano una X sia sul piano frontale sia sul sagittale. Sono molto resistenti e composti al 90% da collagene e dal 10% di elastina. Insieme costituiscono il pivot centrale dell’articolazione perché guidano il movimento di flesso-estensione. Questo movimento avviene intorno a centroidi di rotazione posti su una linea spirale e risulta in una combinazione di rotolamento e scivolamento determinata proprio dalla tensione dei crociati. Gli ortopedici questo lo sanno bene perché se considerassero un centro fisso di rotazione finirebbero per innestare i crociati o troppo lassi o troppo tesi, con risultati insoddisfacenti.
Crociato Anteriore: Detto fragile, è poco vascolarizzato. Si inserisce sulla parte anteriore della tibia, quindi anteriormente all’eminenza intercondiloidea, e si porta lateralmente sulla faccia interna del condilo femorale laterale. Perché si chiama Anteriore? Perché se lo guardiamo dal davanti (se aprissimo il ginocchio) è subito visibile e va a coprire il LCP. È un complesso di fibre avvolte su se stesse, in cui distinguiamo 2 fasci che cambiano il loro stato di tensione durante la flesso-estensione. Abbiamo il fascio
  • Antero-Mediale, più spesso, che è teso soprattutto in flessione; è quello che più frequentemente si rompe
  • Postero-Laterale, che mantiene una lieve tensione anche in estensione. Più spesso subisce lesioni parziali
    Per il fatto che sono avvolti su loro stessi i due fasci non sono mai tesi nello stesso momento.
Vediamo lo stress che grava sul LCA durante i vari gradi di flessione.
  • Da 110 a 50° c’è pochissimo stress
  • da 50 a 30 c’è un iniziale stress di 180 N,soprattutto a carico del fascio anteromediale, e 2-5 mm di traslazione tibiale anteriore.
  • Da 30 a 0° c’è il massimo stress, circa 350 N e 5-8 mm di traslazione tibiale anteriore. Anche qui il fascio anteromediale è il più coinvolto.
  • Nell’iperestensione il legamento va ad impegnarsi nella fossa intercondiloidea e questo può essere uno dei meccanismi che portano alla sua lesione. Altri meccanismi lesionali frequenti sono l’extrarotazione in valgo e la flessione associata a intrarotazione.
    Cosa succede in caso di lesione al LCA? Esso non guida più lo scivolamento rispetto al rotolamento. Se questo viene a mancare saremo più soggetti a lesioni delle superfici articolari, lesioni meniscali e degenerazione soprattutto del compartimento mediale, per arrivare all’artrosi. Avremo anche un aumento del cassetto anteriore, cioè della traslazione tibiale anteriore rispetto al femore, con seguente instabilità. Nella donna abbiamo una maggior lassità soprattutto durante il ciclo mestruale e questo predispone a maggiori rischi di episodi distrattivi, quindi sfilacciamenti del LCA piuttosto che a una lesione a tutto spessore. Inoltre il LCA è una importante struttura propriocettiva, ricco di terminazioni nervose che lo connettono strettamente con gli ischiocrurali. Se questo meccanismo funziona, durante l’iperestensione vengono attivati proprio gli ischiocrurali (che sono dei flessori) per evitare l’eccessivo stress. È stato visto che una alterazione del LCA porta a un’alterazione della propriocezione sui due arti, quindi è un meccanismo integrato a livello midollare che rientra nella propriocezione generale del corpo umano.
Crociato Posteriore: Detto solido, è ben vascolarizzato. Come il crociato anteriore è formato da 2 fasci (antero-laterale e postero-mediale, anche se sembrano di più) che vanno in tensione in fasi distinte della flesso-estensione. Si inserisce nella parte posteriore della tibia, precisamente posteriormente all’eminenza intercondiloidea, e si porta medialmente sulla faccia esterna del condilo femorale mediale. L’inserzione sul condilo è tanto estesa quanto la sua intera lunghezza. È rinforzato dal legamento menisco femorale posteriore. Si tende durante la flessione e stabilizza il ginocchio impedendo il cassetto posteriore, cioè la traslazione posteriore della tibia rispetto al femore, come quando camminiamo in discesa. Si può lesionare per flessioni violente o collisioni frontali in auto quando il ginocchio urta contro il cruscotto. Durante la flessione il crociato anteriore si orizzontalizza mentre il posteriore si verticalizza e diviene il perno della rotazione. Il suo carico di rottura è 80 Kg.
Nel complesso i crociati aumentano la coartazione articolare quando la tibia è ruotata internamente, perché in questa posizioni si avvolgono l’un l’altro. Al contrario, con la tibia extraruotata, i crociati si svolgono e la coartazione grava sui collaterali.

LEGAMENTI POSTERIORI

Rinforzano posteriormente la capsula in estensione. Sono:
Legamento Popliteo Obliquo: che è un'espansione del tendine del tendine del semimembranoso
Legamento Popliteo Arcuato: origina dalla testa del perone e decorre medialmente e in alto sopra al muscolo popliteo, terminando sulla faccia posteriore della capsula.

Menischi

Abbiamo visto che i condili femorali e le glene tibiali non sono molto congruenti. Qui intervengono i menischi, strutture fibrocartilaginee appiattite a forma di falce. In particolare, il menisco mediale è a forma di “C”, quello laterale a forma di “O”. I menischi fungono da ammortizzatori ma servono anche ad aumentare la profondità delle cavità glenoidee, aumentando così la congruenza tra le superfici femorale e tibiale. In periferia sono più spessi e si assottigliano verso il centro. Lo spessore è in relazione al grado di vascolarizzazione, che è maggiore in periferia rispetto al centro. Quindi si distinguono:
  • Zona RED-RED: molto vascolarizzata, che riceve rami di origine capsulare.
  • Zona RED-WHITE: poco vascolarizzata
  • Zona WHITE-WHITE: non vascolarizzata, che si nutre per imbibizione
Il nutrimento avviene soprattutto a carico del liquido sinoviale, che tra l’altro i menischi contribuiscono a distribuire nell’articolazione e alle cartilagini articolari.
Ogni menisco presenta un corpo centrale e due corni, uno anteriore e uno posteriore, che sono fissati al piatto tibiale vicino all’eminenza intercondiloidea, nelle porzioni pre- e post-spinali. I menischi sono costituiti da collagene a disposizione circolare in periferia, intrecciato con fibre a disposizione radiale. Le fibre circolari sopportano le forza in trazione, mentre quelle radiali le forze in pressione.
I menischi riducono le forze in compressione del 50% in estensione e del’85% a 90° di flessione. Aiutano a distribuire le linee di forza e quindi prevengono fenomeni artrosici. Infine, in menischi sono una importante sede propriocettiva, contenendo fibre nervose di tipo 1 e 2 nelle corna. È stato scoperto che i menischi hanno un’origine embriologica comune a quella dei crociati, e questo spiega perché entrambi sono così intimamente connessi e abbiano carattere propriocettivo.

MENISCO LATERALE

È più piccolo e mobile ed è poco legato alla capsula articolare. Il tendine del muscolo popliteo lo separa dal collaterale laterale.

MENISCO MEDIALE

Il suo corno anteriore è più piccolo del posteriore. È meno mobile anche per il fatto che trattiene una continuità con il LCM. Anche per questo sono più probabili lesioni al menisco mediale che non al laterale.
Come si muovono i menischi durante la flesso-estensione? Durante la flessione arretrano, durante l’estensione avanzano. Il menisco laterale si muove di più. La differenza di mobilità tra i due è anche dovuta al fatto che avendo le inserzioni vicine, il laterale ha tutto il corpo libero di muoversi, mentre il mediale è più vincolato. E durante le rotazioni? Nella rotazione tibiale interna il menisco mediale avanza e il laterale arretra. Nella rotazione esterna il menisco laterale avanza e il mediale arretra.
I menischi sono connessi ad altre strutture per mezzo di connessioni:
  • Menisco-femorali, sono espansioni del menisco laterale che rinforzano la parte posteriore del LCP. Ci sono anche fibre del LCA che vanno a fissarsi sul corno anteriore del menisco mediale.
  • Legamento trasverso, che connette le due corna anteriori. Questo legamento si connette anche alla rotula mediante sepimenti del corpo di Hoffa.
  • Legamenti Menisco-rotulemediale e laterale, strutture che si affiancano ai legamenti alari (visti prima) e che vanno dai bordi della rotula alle superfici laterali dei menischi. Questi sono coinvolti dell’avanzamento dei menischi durante l’estensione, in quanto l’azione del quadricipite, attraverso la rotula e i legamenti menisco-rotulei, provoca la trazione in avanti delle corna anteriori.
  • Muscolo-Meniscali: Sono il PAPI e il PAPE (Punto d’angolo Postero Interno e Esterno).
    • PAPE: tra il tendine del popliteo e il corno posteriore del menisco laterale. È un sinergico del LCP. Va a stabilizzare il comparto laterale e rinforza l’azione del bicipite e del tratto ileotibiale. È stato visto che la lesione del LCP è associato a lesione del PAPE nel’80% dei casi.
    • PAPI: tra digitazioni del tendine del semimembranoso e il corno posteriore del menisco mediale. È un potente sinergico del LCA e stabilizzano il comparto mediale.
      Essi completano l’azione del pivot centrale, partecipano al controllo della rotazione e del valgismo-varismo. Sono infine coinvolti nell’arretramento dei menischi durante la flessione.

Movimenti della FEMORO-TIBIALE

Il movimento più importante della Femoro-Tibiale è la flesso-estensione, che avviene su un piano sagittale e con asse laterale. La flessione è il movimento con cui si piega il ginocchio, come quando siamo seduti o facciamo lo squat o ci accovacciamo, quindi quando portiamo il tallone verso il gluteo. La flessione attiva massima misurata ad anca flessa è di circa 140° e quella passiva 160°. Ad anca estesa la flessione è minore a causa della tensione retto femorale, che è un muscolo biarticolare che limita il movimento. L’estensione è di 0° e corrisponde al ginocchio completamente steso. Questa corrisponde anche alla Closed Packed Position, cioè essenzialmente alla posizione di massima stabilità, massima coartazione. Esiste un grado variabile di iperestensione (5-10°). Oltre si parla di ginocchio recurvato.
Durante la Flesso-Estensione il condilo femorale esterno si muove maggiormente dell’interno a causa di diversi motivi:
  • Differenza delle dimensioni dei condili. Essendo il condilo esterno più lungo, più sviluppato, si muoverà di più.
  • Forma diversa delle superfici tibiali, che consente un grado diverso di scorrimento. Ovviamente una glena convessa su un condilo convesso darà più movimento della controparte convesso-concavo.
  • Orientamento dei legamenti collaterali. Il collaterale interno va in tensione molto più rapidamente dell’esterno e quindi limiterà il movimento dalla parte mediale.
  • I muscoli rotatori interni sono più potenti (Sartorio, Gracile, Popliteo e semimembranoso) dei rotatori esterni (bicipite). 2 Kgm contro 1,8.
  • L’asse di rotazione è in posizione mediale. Come nella spalla non abbiamo un centro di rotazione fisso ma più centroidi, quindi il centro di rotazione cambia nei vari gradi della flessione.
  • Il menisco mediale è più stabile e si muove meno, in quanto prende contatto stretto con la capsula e con il legamento collaterale mediale. Al contrario le fibre del collaterale esterno sono invece completamente separate dal menisco esterno.
Abbiamo anche movimenti di rotazione, che avvengono solo a ginocchio flesso, di circa 30° per la rotazione interna e 40° per la rotazione esterna. Ecco, questo è importante: durante la flessione avviene una rotazione interna automatica di circa 20°. Ovviamente durante l’estensione la tibia andrà in rotazione esterna. Questo è importante perché quando dobbiamo recuperare la flessione durante le sedute rieducative, si fanno manovre di mobilizzazione sia in flesso-estensione, sia in decoaptazione, sia in rotazione, per recuperare la mobilità su tutti i piani.

Muscoli

Quadricipite

È un gruppo muscolare formato da 4 capi.
  • Vasto Mediale. Origina dal piccolo trocantere e dalla cresta mediale della linea aspra, quindinella porzione posteriore della diafisi femorale. Si inserisce sul margine mediale e sulla base della rotula. Si suole distinguerlo in due porzioni:
    • VM. Obliquo, con fibre orientate di circa 50° rispetto alla verticale
    • VM. Lungo, con fibre orientate di circa 15° rispetto alla verticale
Il VM esplica la sua azione estensoria negli ultimi 20-30°. Ha una predominanza fibre di tipo 2A a contrazione rapida, quindi funzione di scatto.
  • Vasto Laterale. Origina dal gran trocantere e dalla cresta laterale della linea aspra, quindi anche lui nella porzione posteriore della diafisi femorale. Si inserisce sul margine laterale e sulla base della rotula. Ha una predominanza di fibre 1A, quindi ha una funzione di sostegno. Alcuni studi dicono che anche il VL ha un contingente di fibre oblique come il VM.
  • Vasto IntermedioÈ il più profondo dei 4, coperto quasi completamente dai due vasti laterale e mediale. Origina dalla parte anterolaterale della diafisi femorale e si inserisce sulla parte posteriore della base della rotula. Quindi dietro alla rotula.
  • Retto femoraleÈ l’unico capo biarticolare. Origina dalla SIAI e con un tendine riflesso dallaparte superiore dell’acetabolo per inserirsi sulla parte anteriore della base della rotula.
    Ho esemplificato le inserzioni in quanto avvengono in buona parte per mezzo di fibre aponeurotiche che risulterebbe difficile descrivere per podcast. Ricordiamo che l’apparato estensore si incrocia dietro la rotula, garantendo una massima tenuta.
Nel complesso il quadricipite è un estensore del ginocchio. Il retto femorale è anche un flessore dell’anca. È innervato dal nervo femorale (L2-L4).

ischio-crurali

Sono 3 e tutti originano dalla tuberosità ischiatica.
  • SemimembranosoSi inserisce nella parte posteriore del condilo tibiale mediale.
  • SemitendinosoSi inserisce nella parte antero.mediale del condilo tibiale mediale.
  • Bicipite femoraleSi inserisce sulla testa del perone e manda fasci alla parte posteriore del condilo tibiale laterale. Ha un capo lungo e un capo breve, il quale origina dalla porzione laterale e distale della linea aspra.
    Nel complesso sono flessori del ginocchio e estensori d’anca. Semimembranoso e semitendinoso sono anche rotatori interni della tibia, mentre il bicipite è rotatore esterno. Sono innervati dal nervo ischiatico (L5-S2)
    Più precisamente, gli ischio-crurali sono flessori di ginocchio e estensori d’anca in CCA. In realtà coadiuvano anche all’estensione del ginocchio, sono coattivatori, sia in CCC sia in CCA.  
    Piccola digressione per chi non lo sapesse: Cosa vuol dire CCA è CCC? Gli esercizi a CCA sono quelli in cui l’estremità distale può muoversi e abbiamo movimenti monoarticolari dove possiamo isolare maggiormente l’attività di un singolo muscolo. Per esempio la leg-extension. Gli esercizi in CCC, invece, sono quelli in cui l’estremità distale è vincolata, ad esempio lo squat, dove abbiamo movimenti pluriarticolari e stati di cocontrazione tra più muscoliSi pensa che gli esercizi in CCC siano più sicuri, efficienti e più vicini ai gesti quotidiani. In realtà le attività quotidiane vedono un alternarsi di CCA e CCC. Generalmente in rieducazione si usano i CCC per la stabilizzazione e la propriocezione e la CCA per la muscolarizzazione.
    Torniamo agli IC. In seguito a estensioni violente come quando si da un calcio al pallone, essi attivano per evitare un eccessivo scivolamento anteriore della tibia, come se fossero sinergici del LCA. Questo fenomeno è conosciuto come Paradosso di Tschaidse.

Adduttore Gracile

Origina dalla faccia anteriore della branca ischio-pubica. Si inserisce nella parte antero-mediale del condilo tibiale mediale. È un flessore-intrarotatore di ginocchio ma anche adduttore e flessore d’anca. È innervato dal nervo otturatorio (L2-L4).

Sartorio

Origina dalla SIAS e si dirige medialmente e in basso per inserirsi nella parte mediale del condilo tibiale mediale, vicino all’inserzione di semitendinoso e gracile. È un flessore del ginocchio nonché abduttore, extrarotatore e flessore d’anca. È Innervato dal nervo femorale (L2-L3)

Zampa d’oca

Formata dai tendini del sartorio, semitendinoso e gracile che si inseriscono sulla parte mediale della tibia e sulla capsula articolare. È un potente stabilizzatore mediale che va a rinforzare il LCM.

Popliteo

Origina dall’epifisi posteriore della tibia, si porta cranialmente e lateralmente all’epicondilo laterale. È un debole flessore e intrarotatore del ginocchio. È innervato dal nervo tibiale (L4-S1).

Plantare

Non è sempre presente. Origina dall’epicondilo laterale e si dirige caudalmente sovrastando il popliteo e il soleo, per inserirsi sulla faccia postero mediale del calcagno. È un debole flessore di ginocchio e flessore plantare del piede. Innervato dal nervo tibiale (L4-S1).

Gastrocnemio

Fa parte insieme al soleo alla struttura conosciuta come tricipite surale. I due capi mediale e laterale, detti anche gemelli, originano dalla parte posteriore dei condili femorali, nei cosiddetti gusci condiloidei. Si inserisce sulla parte posteriore del calcagno per mezzo del tendine di Achille. Principalmente è un flessore plantare della caviglia. Con punto fisso al piede è un flessore di ginocchio in CCA ma in CCC è un potente stabilizzatore del ginocchio stesso perché fissa la tibia e permette al quadricipite la sua azione estensoria. È innervato dal nervo tibiale (L4-S1).

bandelletta ileotibiale

Rappresenta il tendine di inserzione di due muscoli dell’anca che però hanno un forte ruolo di stabilizzazione del ginocchio: il grande gluteo e il TFL. Li vedremo quando faremo l’anca. Decorre lungo tutta la faccia esterna della coscia e si inserisce nel tubercolo di Gerdy, sulla faccia anteriore del condilo tibiale laterale. È un forte stabilizzatore laterale del ginocchio. Invia espansioni alla rotula quindi ha un ruolo anche nella sua stabilizzazione. Si comporta come estensore da 0 a 30° e come flessore oltre i 45°. Questo in base a dove si trova l’inserzione in rapporto al centro di rotazione.

Borse

Elenchiamo infine le borse sinoviali, i soliti piani di scorrimento per i tessuti muscolari. Queste sono:
  • Borsa Soprarotulea: tra vasto intermedio e diafisi femorale, quindi cranialmente alla rotula
  • Borsa Prerotulea: posta sopra la rotula, quindi tra la rotula e la pelle
  • Borsa Sottorotulea: posta tra il legamento rotuleo e l’epifisi tibiale, quindi caudalmente alla rotula
  • Borsa Poplitea: tra collaterale esterno e tendine popliteo
  • Borsa Anserina: tra il collaterale mediale e i tendini della zampa d’oca (semimembranoso, semitendinoso e gracile)
  • Borsa Bicipitale: tra il tendine del bicipite e collaterale esterno
  • Borsa del Gastrocnemio: tra le origini del gastrocnemio e capsula articolare




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Intro & outro Music by Alex Anceschi
music: http://www.purple-planet.com

Fonti:
Le catene miofasciali in medicina manuale arto inferiore: ginocchio – Saverio Colonna – Edizioni Martina   ISBN 978-88-7572-120-6
Valutazione Cinesiologica – Clarkson – edi-ermes – ISBN 978-88-7051-242-7
https://www.pierpaolomariani.it/anatomia-del-ginocchio
https://www.medicinapertutti.it/argomento/articolazione-del-ginocchio/

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