mercoledì 8 gennaio 2020

Fisiopodcast - 38 - Curiamoci con le Zeoliti

Ascolta "38-Curiamoci con le Zeoliti" su Spreaker.
Buongiorno!! Come va la vita? Come state? Finite le vacanze? Io non lo ho fatte quindi non è che senta tutto questo stress da ritorno al lavoro. Riprendiamo la programmazione di Fisiopodcast e in quest’anno di grandi novità (soprattutto burocratiche, diciamocela tutta) vorrei allargare gli orizzonti non solo a tecniche o metodi fisioterapici ma al benessere in generale. Quindi inauguriamo subito la stagione 2020 di Fisiopodcast, parliamo di…. Adesso lo scopriamo!!
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TRASCRIZIONE

Oggi voglio parlarvi delle Zeoliti. I contenuti che vi racconterò sono in gran parte presi dal sito di Quantum, un’azienda con cui collaboro e per la quale posso garantire sugli alti standard dei prodotti e delle informazioni divulgate. In descrizione trovate i link per entrare nel loro sito e poter visionare i prodotti e le soluzioni innovative che propongono. Direte: cosa c’entrano le zeoliti con la fisioterapia? C’entrano e come! Noi siamo professionisti del benessere, la fisioterapia è benessere e tutto ciò che ha a che fare con il benessere nostro e del paziente è argomento di nostro interesse. Poi, un conto sono le informazioni, un conto è prendere per oro colato tutto quello che uno vi racconta. Questa quindi non è una puntata per vendervi la Zeolite ma per farvi sapere cos’è, come funziona, che applicazioni può avere… e poi con le informazioni potrete fare quello che volete. Personalmente mi imbarazza molto quando un paziente viene da me per delle terapie e mi chiede “Conosci questo prodotto? Conosci questa tecnica, questo metodo? Cosa ne pensi dell’argento colloidale?”. Magari l’hanno letto su Facebook, su un blog, vengono da te e ti colgono impreparato e onestamente a me questo non piace proprio. Quindi mi sono ripromesso di informarmi il più possibile su ciò che riguarda il benessere e devo dire che questo mi sta arricchendo molto… PROFESSIONALMENTE. Dai cominciamo.


Le Zeoliti

Le Zeoliti sono minerali che possono essere di origine naturale, in genere vulcanica, che si sono formati milioni di anni fa dall’incontro di lava incandescente e acqua di mare. Hanno una composizione in alluminosilicato con struttura cristallina regolare e microporosa e le particelle sono caratterizzate da una enorme quantità di spazi vuoti all’interno dei cristalli. Esistono anche zeoliti di origine sintetica (più che altro utilizzate in ambito industriale, chimico e nella ricerca).
Il nome “Zeolite” deriva dalle parole greche “zeo” = “bollire” e “lithos” = “pietra”, pertanto significa pietra che bolle e deriva dal fatto che, quando viene scaldata, libera vapore acqueo per evaporazione dell'acqua contenuta nella struttura porosa della zeolite stessa. Tutto questo senza modificare la struttura dell’alluminosilicato.
Esistono più di 100 tipi diversi di zeolite, che possono essere raggruppate in quelle a struttura fibrosa, lamellare e cristallina sferica. A causa delle sue particolari proprietà, la Clinoptilolite, i cui cristalli hanno struttura lamellare, ha dimostrato negli anni di essere la più adatta per l’uso in medicina umana e veterinaria. Sia per uso interno (polveri o capsule da assumere per via orale) sia per uso esterno (solitamente in forma di polvere, per alleviare la sintomatologia in patologie e disturbi cutanei come eczemi, acne, dermatiti e psoriasi).

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Facciamo una breve STORIA DELLA ZEOLITE

Nel 1945 i giapponesi impiegarono la zeolite somministrandola alle vittime delle radiazioni durante le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki.
Nel 1986 i russi sfruttarono le enormi capacità della zeolite di attrarre e trattenere ioni positivi, metalli pesanti e isotopi radioattivi. A Chernobyl, città Ucraina famosa per il disastro atomico, tonnellate di zeolite furono utilizzate per bonificare i terreni contaminati e decontaminare le acque. La zeolite trovò anche impiego nell’ambito culinario; venivano preparati biscotti e cioccolate alla zeolite da dare ai bambini colpiti dalle radiazioni per proteggerli dalle terribili conseguenze.
Nel 2011 ancora una volta i giapponesi usarono la zeolite a Fukushima, dopo i disastri nucleari, sia per la protezione dalle radiazioni che per decontaminare le acque.
Dagli anni ’90 la Dott.ssa Ilse Triebnig, esperta nella cura dei pazienti oncologici e autrice del libro “La pietra della vita”, ha prescritto questa pietra di lava finemente macinata come rimedio naturale a oltre 2.000 pazienti ottenendo grandi successi.

A COSA SERVE?

Come dicevamo poco fa, la Zeolite, sotto forma di polvere attivata, ha una funzione di decontaminazione e depurazione dell’organismo. Una volta assunta per via orale e arrivata a contatto con le pareti intestinali, diventa un chelante delle sostanze tossiche, si lega a loro, favorendo l’eliminazione dei metalli pesanti e delle scorie presenti nell’organismo.
A causa degli equilibri osmotici tra parete intestinale e il resto dell’organismo, più si sottraggono sostanze dall’intestino, più l’organismo invia nel lume intestinale le stesse sostanze che ha accumulato a livello sistemico.
La Zeolite, quindi, attraverso il richiamo nel lume gastro-intestinale, sottrae dall’intero organismo sostanze tossiche di varia natura. Queste sostanze sono presenti spesso nell’ambiente e possono venire a contatto con l’organismo diventando cause o concause di diverse disfunzioni fisiologiche, attraverso l’alterazione degli equilibri metabolici. Oltre ad un’azione di depurazione dell’organismo in senso più fisico, la zeolite agisce bene anche su una pulizia di tipo emotivo, riducendo lo stress ossidativo e la pesantezza mentale.

TIPI DI ZEOLITE

Le Zeoliti non sono tutte uguali, come abbiamo detto in precedenza, ne esistono 100 diverse tipologie. Quella che ha ottenuto più risultati è quella attivata. In descrizione all’episodio vi lascio dei dati relativi a una particolare Zeolite, commercializzata da Quantum, che è BASIC DETOX.
La riduzione della tossicità presente nell’organismo, realizzata da BASIC DETOX, si deve all’esclusivo processo di micronizzazione che determina l’aumento della superficie di scambio cationico e del numero delle cariche negative superficiali della Zeolite presente in BASIC DETOX. Questo processo, unico al mondo, non modifica la struttura molecolare della Zeolite, anzi ne amplifica il potere sulle sostanze verso le quali esercita la sua azione selettiva.
Gli specifici processi ai quali viene sottoposta si traducono in una maggiore efficacia poiché risulta maggiore la capacità di interagire con tossine, radicali liberi, ioni ammonio e metalli pesanti, rivelandosi la più adatta per l’uso nella medicina umana.

COME SI SVILUPPA L’ECCESSO DI TOSSINE NELL’UOMO?

Introduciamo il concetto di TRAM (che non è il mezzo pubblico, ma è l’acronimo di: Tossine, Radicali, Ammonio Ione e Metalli pesanti). I TRAM hanno aree di azione molto vaste. Possono compromettere le attività enzimatiche, oltre a produrre metaboliti neurotossici e generare danni strutturali alle cellule.
La sinergia e l’interazione dei vari TRAM può dare vita ad una serie di complicazioni molto gravi che possono, nei casi peggiori, portare a danni permanenti del sistema nervoso centrale. Non sono esenti le allergie ai metalli pesanti, come il Nichel. In descrizione all’episodio potrete trovare un PDF con uno schema di quelle che sono tutte le complicazioni che generano i TRAM all’interno dell’organismo.

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Parliamo quindi della DETOSSIFICAZIONE DELL’ORGANISMO DAI METALLI PESANTI

I meccanismi di tossicità dei metalli sono di due tipi: Diretti e Indiretti
  1. Meccanismi Diretti: che derivano dalla loro capacità, di questi metalli, di legarsi agli enzimi (che sarebbero catalizzatori biologici fondamentali per numerose attività dell’organismo) bloccando appunto questi enzimi con conseguenti danni ad alcune funzioni cellulari.
  2. Meccanismi Indiretti: legati alla capacità di alcuni metalli di competere con alcuni cationi fisiologici e sostituirsi ad essi; un esempio è dato dal piombo che sostituisce il calcio nelle ossa rendendole più fragili.

La Zeolite, contenuta nella ZEOLITE BASIC DETOX è l’unica sostanza inorganica, caratterizzata da una notevole capacità di scambiare gli ioni legati ad essa (Na+, K+, Ca2+, Mg+) con i metalli pesanti, quindi ioni ammonio, radioisotopi o altri cationi (Cd2 2+, NH4+, Fe2+, Pb2+, Cu2+ Cs+, Sr2+), per i quali manifesta una grande selettività, legandoli al loro posto. Il vantaggio di BASIC DETOX è costituito dalla insolubilità delle sue particelle, che passano inalterate nell’intestino, ed adsorbono i metalli espellendoli insieme alle feci, non interferendo con alcuna funzione fisiologica intestinale. Questo meccanismo consente inoltre di spostare l’equilibrio esistente fra l’intestino ed il resto dell’organismo con conseguente richiamo nel lume intestinale dei metalli dal resto dell’organismo, comportando quindi una disintossicazione totale.
In relazione a pazienti affetti da malattie croniche risultanti da accumulo nel lungo periodo di metalli pesanti nel corpo, un recente studio condotto su volontari sani, ha messo in luce la capacità della Zeolite di incrementare efficacemente l’escrezione urinaria di metalli pesanti (As, Pb, Hg, Sn, Cd, Sb) potenzialmente tossici, senza determinare alterazioni clinicamente significative nei livelli sierici di elettroliti. In tal senso, l’uso di BASIC DETOX si afferma come trattamento efficace nella rimozione di metalli pesanti, rappresentando una valida alternativa alle terapie attuali, in virtù dell’assenza di effetti collaterali indesiderati. Oggi, grazie alla nuova generazione di Zeolite contenuta in BASIC DETOX, l’effetto chelante risulta potenziato grazie all’incremento della superficie di scambio cationico rispetto alla classica Zeolite.

Abbiamo quindi una RIDUZIONE DEL DANNO DA RADICALI LIBERI

Il sito d’azione della Zeolite è il tratto gastrointestinale e, poiché non viene assorbita, essa riduce il danno ossidativo da parte dei radicali liberi in quel punto (per esempio, riduzione della perossidazione lipidica) e lo fa attraverso la sua struttura microporosa e la capacità di legare i cationi. La Zeolite è un antiossidante primario non enzimatico estremamente potente. Attraverso l’assorbimento e la neutralizzazione dei catalizzatori che inducono lo stress (quindi i metalli di transizione che causano la formazione dei radicali liberi), riduce significativamente la nuova formazione di radicali liberi. L’organismo viene quindi protetto dai danni derivanti dalle reazioni nella catena ossidativa.

Si verificano SIGNIFICATIVI MIGLIORAMENTI DEI VALORI EPATICI E RENALI

Uno studio condotto su pazienti donne ha rilevato diversi valori ematici (marker per il sistema immunitario, il fegato, i reni, l’apparato digerente e il metabolismo dei lipidi), e ha effettuato diverse misurazioni corporee e dell’evacuazione. I risultati di questo studio, valutati in cieco, mostrano un miglioramento significativo dei parametri epatici e renali (ALT, AST, yGT, Creatinina). Ciò ha mostrato quindi che la Zeolite non soltanto protegge il fegato, ma può anche portare a una più rapida normalizzazione e recupero della funzionalità epatica.

Viste le proprietà assorbenti, adsorbenti e chelanti di cui è dotata, la zeolite Clinoptilolite è potenzialmente in grado di ostacolare l'assorbimento di qualsiasi farmaco assunto per via orale o applicato sulla cute nel medesimo punto in cui verrà poi applicato il minerale. Per questa ragione, alcuni produttori consigliano l'assunzione della zeolite Clinoptilolite almeno due ore dopo aver assunto farmaci di qualsiasi tipo.

Effetti Collaterali. Ci Sono?

Nonostante si tratti di un rimedio naturale, l'uso della zeolite Clinoptilolite - soprattutto interno - può causare effetti collaterali. Nel dettaglio, possono manifestarsi mal di testa, nausea e nervosismo.
Diversi produttori e sostenitori delle capacità depurative della zeolite Clinoptilolite affermano che i suddetti effetti collaterali sono imputabili all'azione disintossicante del minerale e alla "mobilitazione" delle tossine da esso messa in atto. Quest'affermazione pare però essere priva di qualsiasi fondamento scientifico, quindi, qualora dovessero manifestarsi effetti indesiderati dopo l'assunzione del minerale in questione, è necessario interromperne l'utilizzo e contattare il proprio medico.
Altri effetti collaterali, le cui conseguenze possono essere anche gravi se non trattati, sono rappresentati da stitichezza e blocco intestinale. Si tratta di effetti indesiderati che si manifestano soprattutto quando la zeolite Clinoptilolite è assunta in dosi eccessive, per periodi di tempo prolungati e/o se l'assunzione non è accompagnata da un giusto apporto di liquidi. Ecco perché si consiglia sempre di assumere il prodotto con generose quantità di acqua e di mantenere il giusto grado di idratazione durante la giornata e per tutto il periodo di trattamento.
Chiaramente, come ogni cosa che abbia un valore terapeutico se usata bene, può dare effetti avversi se usata male. Quindi leggere sempre le avvertenze, rispettare la posologia consigliata dal produttore ed eventualmente consultare un medico.

Poi.. Abbiamo i disturbi del metabolismo dei lipidi, il diabete, l’arteriosclerosi, fegato grasso e iperlipidemia. Qui si consiglia di usare la zeolite in polvere, eventualmente in combinazione con estratti di curcuma. Questo estratto aumenta l’effetto positivo della zeolite sulle pareti interne dei vasi.

IN questi casi Che Effetti può avere la Zeolite?

A lungo termine l’assunzione di zeolite in modo regolare, abbassa i valori lipemici e riduce notevolmente i danni alle pareti interne dei vasi sanguigni. Inoltre la zeolite lavora in modo benefico anche sulle cellule sane in ogni parte del corpo e ciò aiuta naturalmente il paziente diabetico nella sua capacità di regolazione. Soprattutto nelle patologie secondarie al diabete la zeolite può rivelarsi di grande aiuto.
Anche la capacità di scambiare ioni è tipica della zeolite; attraverso la mucosa intestinale la Zeolite attivata cede minerali di vitale importanza, quali magnesio, calcio, potassio e sodio. La carenza di tali minerali che spesso si riscontra nei diabetici può essere così facilmente compensata.

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Bene. Anche per oggi è tutto. Spero che questo episodio vi sia piaciuto e vi sia stato utile. Vi lascio in descrizione i link per approfondire l’argomento ed eventualmente (per chi è interessato all’acquisto) i link per i prodotti consigliati. Ricordatevi di mettere 5 stelle su apple podcast per aiutare il nostro progetto ad avere sempre più visibilità e veniteci a trovare su facebook, dove un bel mi piace è sempre gradito. Ci sentiamo presto per un’altra splendida puntata di fisiopodcast. CIAO!!

giovedì 26 dicembre 2019

7 chiavi per riconoscere un "cattivo" fisioterapista


7 chiavi per riconoscere un "cattivo"fisioterapista

Attualmente c'è una lotta continua contro le pseudo-terapie perché non offrono ciò che promettono, essendo considerate una truffa. La truffa non è nella terapia stessa, ma nel marketing dietro di essa, creando false aspettative e dipendenza dei pazienti.
Evitiamo davvero la truffa andando in un centro regolamentato con fisioterapisti laureati? Mi dispiace dirti di no. Quindi ti mostrerò 7 punti per rilevare un fisioterapista che vende fumo o che è obsoleto.

lunedì 23 dicembre 2019

FIsiopodcast en español - Entrevista al Doctor Luigi Stecco

Ascolta "36-El método Stecco de Manipulaciòn Fascial" su Spreaker.
Muy Buenas!! Y bienvenidos a este episodio de FIsiopodcast en español. Fisiopodcast es el primer podcast italiano de fisioterapia e rehabilitacion. Esta es la segunda vez que pruebo esta experiencia en español y hoy tengo el placer de proponer al mundo hispano hablante la entrevista que hice hace unos meses con el Dr. Luigi Stecco, creador del método de manipulación fascial. El interlocutor de hoy obviamente no será el Dr. Stecco sino el Sr. Fernando Menaches, fisioterapeuta, coordinador de los cursos de Luigi Stecco en España y profesor oficial de manipulación fascial. Esta es la traducción completa de la entrevista original en italiano. Espero que podais perdonar mi pronunciación y ... gramática. Entonces estais listos? Empecemos

TRANSCRIPCION

Buenas dias Dr. Stecco y bienvenido a Fisiopodcast
Buenos días a usted también y a todos los oyentes de fisiopodcast

Siempre es emocionante entrevistar a colegas y especialmente a profesores como usted. Le da prestigio a mi podcast y me da la oportunidad de conocer profesionales que han dejado (y aún están dejando) su huella en el mundo de la fisioterapia. Entonces, para romper el hielo, cuéntenos sobre usted. ¿Por qué eligiò ser fisioterapeuta?
Fue una elección un poco obligada debido a que cuando estaba terminando el instituto, era una época en la que no había mucho trabajo y en el año 72 se abría la primera escuela de fisioterapia en Italia y me dijeron que con esa profesión iba a tener un puesto de trabajo asegurado y me metí allí sin saber muy bien dónde me estaba metiendo

No sé si este sigue siendo el caso hoy, sin embargo, funcionó bien porque aparentemente ayudó a los fisioterapeutas modernos a aprender a trabajar de manera efectiva y eficiente. De hecho, usted es el creador del método Stecco de manipulación fascial, que encuentra aplicación en el aparato locomotor y, si no me equivoco, incluso en las disfunciones viscerales. Ha escrito libros en diferentes idiomas, organiza cursos en diferentes países, por lo que me gustaría aprovechar su presencia aquí hoy para dar a nuestros oyentes informaciónes completas sobre su trabajo, por lo que le pregunto: ¿cómo nace el método Stecco?
Nació del deseo de ayudar a los pacientes y no me limité sólo a lo que que aprendí en la Universidad, antes de terminar ya me fijaba en lo que hacían los curanderos y después hice diferentes cursos como el de masaje conectivo de Dicke, estudié artículos de diferentes autores, el método de Cyriax, sobre Travell, sobre Ida Rolf. De todos estos predecesores, fuí cogiendo lo que me parecía más interesante y lo que me ha ido ayudando a establecer con el paso de los años este método que sobretodo sigue la arquitectura de la fascia

Pues bueno, la fascia, que es precisamente el tema central de nuestra conversación. En los viejos textos de anatomía y fisiología recuerdo que con el término fascia nos referíamos a ese sobre, digamos, envoltura fibrosa de los músculos (Epimysio, Perimisio, Endomisio). En la práctica, todo se redujo a la miofascia, pero la fascia es mucho más. Entonces le pregunto: ¿qué es la fascia?
De hecho si miramos en el diccionario, la fascia viene como definida como una banda de diferentes materiales que sirve para envolver a cualquier objeto. En términos médicos, la fascia es aquello que envuelve a los músculos, pero esto es una visión muy reducida, ya que has citado el endomisio, el perimisio...etc, esto es un paso adelante ya que, aunq en la última edición de Gray, la fascia viene definida como tejido conectivo de envoltura, de contención de los músculos y poco más. Entonces es una estructura que tiene la necesidad de ser más estudiada y analizada y por suerte ahora en la Universidad de Padova que está mi hija Carla que enseña anatomía, se está investigando desde el punto de vista fisiológico, histológico, anatómico y con disección y se está viendo bien cómo está compuesta y como funciona.

Cuando escuchamos la palabra "manipulación" pensamos, en la imaginación colectiva, siempre en esas tecnicas manuales caracterizadas por la cavitación, con el clàsico ruido, pero este no es el caso. ¿Qué significa entonces manipulación de la fascia y en qué consiste?
Manipulación quiere decir siempre un trabajo hecho con las manos y estas manos si se enfocan en las articulaciones vertebrales, entonces tenemos las manipulaciones vertebrales, articulares, osteopáticas o de quiropraxia. Mientras nosotros, nuestras manos, se enfocan en este tejido q es la fascia que es el único tejido q es maleable, plástico y nosotros podemos intervenir para modificarla y llevarla a su situación normal y fisiológica.

¿Cuál es la relación entre dolor y fascia?
Como decía antes, la fascia es el único tejido plástico y maleable pero también es elástico, y las terminaciones nerviosas para ser estimuladas, tienen q estar implantadas sobre una estructura que las estira y pueden ser estiradas por encima de su límite fisiológico, provocando el dolor. Entonces no podemos hablar de dolor muscular, en cuanto a q el musculo es un tejido q se alarga y se acorta y no tiene en si mismo como tejido algorreceptores. Hablamos de dolor articular, pero también la articulacion en sí no puede crear dolor pq la presión sobre los meniscos y el cartílago estando de pie, nos haría daño, estas estructuras , la Madre Naturaleza las ha privado de nociceptores. Y el único tejido que está ahí, hecho a posta para sentir cualquier movimiento o estiramiento fuera de la fisiología de la estructura perfecta de nuestro cuerpo, es la fascia, entonces, podemos encontrar ahí muchos algoreceptores o receptores polimodales que son mecanorreceptores para percibir el movimiento, la propiocepción pero cuando son estirados más allá de su límite fisiológico, funcionan como algoreceptores y entonces señalan una disfunción y sobre esta disfunción es donde la MF va a actuar

Muy interesante Recientemente entrevisté a un colega español (mi primera experiencia bilingüe ... en resumen, espero que no fue un fracaso total) que desarrolló un método llamado maestro de cadenas miofasciales pero ... aparte de la diferencia de enfoque, realmente me gustó el hecho de que este colega consideró su método directo a la causa y no al síntoma, refiriéndose a la tensegridad de la fascia, que explica cómo un problema en un punto pueda generar un síntoma hacia arriba o hacia abajo. ¿El método Stecco también tiene esta filosofía o es parte de los llamados métodos sintomáticos?
La primera cosa que la Manipulacion Fascial ha propuesto, uno de los primeros conceptos desarrollados es de no actuar sobre la articulación q sufre, si no sobre el motor que mueve la articulación, sobre el músculo y la fascia q los conecta. Si uno tiene dolor en la rodilla, la rodilla es sólo donde se manifiesta el síntoma, el conflicto y la falta de coordinación, es útil buscar el centro de coordinación de esta musculatura que mueve la articulación. En fase aguda no vamos a actuar sobre la articulación inflamada, si no que nos movemos hacia arriba o abajo para trabajar sobre el CC q coordina el movimiento y la activación muscular y que es siempre extraarticular, mientras en la articulación encontraremos otros puntos q son los centros de fusión q tiene una función diferente.

Y entonces este centro de coordinación es el punto que genera dolor, ¿verdad? ¿Y cómo se encuentra?
Esta es una parte un poco difícil pq si uno no hace los cursos, sólo leyendo los libros es difícil de localizar, pq en las escuelas de fisioterapia no se enseña esta palpación específica de la fascia y de los CC, algo similar podemos encontrar en acupuntura pero a veces se puntura sin una precisa palpación del punto, pero nuestros puntos, los CC, se palpan con una lógica motora y se facilita esta palpación con el proceso que se enseña en los cursos de MF. De todas formas, si uno no tiene un don particular como los antiguos curanderos, que se basaban en una palpación muy específica para encontrar lo que ellos decían “músculos o tendones montados”, incluso un fisioterapeuta que acaba de empezar, puede sentir y tratar los puntos, después de conocer algo de la lógica científica

Aprovecho esta oportunidad de que mencionó la acupuntura porque, sabiendo que lo estaba entrevistando, algunos colegas me dijeron "pregúntale esto, pregúntale el otro". Y entonces le hago una pregunta rápida: ¿hay una correspondencia entre los centros de coordinación, los puntos de acupuntura y los puntos gatillos?
He tenido la fortuna de escuchar a Travell y Simons y ellos excluían inicialmente esta asociación, mientras últimamente muchos están de acuerdo en q existe una correspondencia entre los puntos de acupuntura y los Tp y todos los puntos de acupuntura corresponden con CC y CF de la MF. El último libro que he publicado q se llama acupuntura, medicina occidental y MF, con este texto pongo en evidencia cómo todos los puntos encuentran una correspondencia anatómica y fisiológica incluidos en esta visión de la arquitectura fascial. Entonces existe una unión muy estrecha entre la MF y la acupuntura

Le hago una pregunta, un poco específica, pero estoy muy interesado porque también soy biólogo y fisioterapeuta. En la patogénesis de las disfunciones fasciales, en este caso en la densificación de la fascia, ¿qué papel juega el ácido hialurónico?
El Ac hialuronico es un elemento esencial sobre el cual están centrando mis hijos sus investigaciones, sobretodo Antonio que está en la Universidad de Nueva York, está investigando la utilización de la hialuronidasa para modificar la consistencia de esta densificación del Ac hialurónico. El Ac H parece el máximo responsable de esta alteración de la fascia y por la tanto del origen del dolor, por eso las investigaciones en este campo han sido presentadas también en el último congreso de Manipulación Fascial de hace 10 días en Padova, donde algunos biólogos como Caterina Fede están buscando en este campo, sobre esta función, la alteración del AcH. Algunos de estos artículos los podéis encontrar en Medline, donde tecleando FM o Stecco...etc, encontrais unos 150 artículos científicos indexados sobre esta materia y sobre el método.

Recuerdo que cuando era estudiante, ya estábamos hablando de la fascia, las cadenas, la tensegridad. Y nos sentimos perdidos, los estudiantes, cuando nos contaron acerca de métodos manuales como Rolfing Cyriax, el método Stecco, el método de distorsión fascial de Typaldos y otros. ¿Cuál es entonces la diferencia con los otros métodos?
La MF, pongo en evidencia una característica fundamental, nosotros seguimos el método científico recogemos los datos (que en término médico se llama anamnesis) pero no e una recogida generalizada, indistinta, es una recogida de datos dirigida al problema que tiene el paciente y al mismo tiempo sigue una cronología en el tiempo. Entonces, se trata de ver la causa del dolor actual pero relacionada con las diferentes disfunciones precedentes, de modo que no hay que enfocarse sólo en el último evento, sino que más bien sobre todo aquello que ha sucedido anteriormente y que ha llevado al dolor a su situación actual. Después, la característica fundamental del método es la de formular un primer plano terapéutico, obtenemos una hipótesis sobre los datos recogidos, que habrá que verificar con la con la Va Motora. Por eso, si se hipotetiza, por ejemplo, que la lumbalgia que sufre el paciente está relacionada con una disfunción de la fascia que coordina el movimiento sobre el plano sagital..., se pide al paciente que haga movimientos en los 3 planos del espacio y si en efecto, el movimiento más doloroso, más limitado, más comprometido, es sobre el plano sagital, entonces tenemos la confirmación de que la hipótesis ha sido verificada. Se hace una segunda hipótesis para ver si con la palpación, el punto que mueve el segm lumbar en el plano sagital está comprometido y si la palpación lo confirma se pasa al tratamiento. Después, hecho el tratamiento se verifica el resultado, entonces, el método científico se confirma o se desmiente, si el paciente cuando se levanta, se siente la mitad de mal o no siente ningún dolor de los que tenía antes, quiere decir que la hipótesis era correcta, que el plano terapéutico ha sido válido y esto demuestra la validez del método ya que obtenemos la respuesta inmediata de la efectividad del tratamiento.

Bueno, entonces hay una anamnesis detallada, un proceso de evaluación y (digamos) un diagnóstico bien estructurado y luego llegamos a la sesión. Entonces, y esta la pregunta que todos esperan, cómo se lleva a cabo la sesión de manipulación fascial?
Es así, como lo acabo de describir. Entonces se procede con la recogida de datos, se hacen las hipótesis, se hacen la valoraciones y se hace el tratamiento. El tratamiento es la parte más negativa desde el punto de vista del método, porque hay que buscar el punto hiperálgico. Los pacientes en general lo entienden y aunque sufren sabiendo que ese dolor no lo provocamos nosotros sino que está dentro. Además son ellos mismos los que a veces dicen “Ehh, si te mueves un poco más hacia aquí o hacia allá, lo siento más” y dicen “ Ahí, ahí es el punto donde duele”. Y de este modo, incluso si les duele, ellos son los primeros en comprender que es un dolor no determinado por nosotros, pero que tienen dentro de su cuerpo y que están deseando que se lo quitemos.

De hecho, existe el mito de que el método Stecco es tan efectivo como doloroso en la sesión. Muchos dicen que "el paciente sufre muchisimo, pero al final está mejor". Pero, ¿es cierto que es tan doloroso y, por lo tanto, no todos lo pueden tolerar?
Bueno, llevo más de 40 años aplicando este método y al principio, cuando todavía trabajaba en el hospital, tuve el único paciente (de unos 40 años) que me dijo “bah, bah, prefiero quedarme con el dolor en lugar de pasar por esto”, pero fue un caso en el que todavía no podía garantizar el resultado. También sucede en acupuntura, porque en estos días hemos hecho un workshop sobre el paralelismo entre acupuntura y Manipulación Fascial y hemos visto acupuntores de fama mundial como la profesora Ling y también ellos buscan el punto más doloroso antes de meter la aguja, cosa que no es muy agradable. Hemos aplicado este tratamiento a unos fisioterapeutas que conocía MF y confidencialmente me han dicho “casi que soporto mejor la MF que estas agujas que entran, salen, rotan...”. Entonces, no está tan claro que la MF sea más dolorosa que otros métodos que buscan tb este punto hiperálgico. El hecho mismo de que la Madre Naturaleza haya hecho el punto hiperálgico es porque nos está diciendo que es ahí donde está el problema, nos lo señala como una flecha de esta manera.

¿Cuántas sesiones son necesarias para tener un resultado, la resolución del síntoma o más bien del problema?
El número de sesiones depende de la complejidad del síntoma, de la disfunción del paciente. Por ejemplo, una lumbociática que lleva ahí un año y medio, que no deja dormir, si con una sesión se reduce la tensión un 20-30%, es ya un buen resultado. En la segunda sesión se ajusta el tratamiento pero a veces con una sola sesión se puede solucionar el problema, sobretodo el que está empezando necesita 2 o 3 sesiones. Yo recomiendo que si se empieza un tratamiento y después de 2 o 3 sesiones no se ven resultados, es mejor decir siempre al paciente “que vaya a su médico y le haga otras pruebas antes de seguir”. Pero si la situación se modifica ya con la primera, quiere decir que la patología es modificable (más que patología, disfunción), es modificable con las manos en general.

¿Cuál es la frecuencia de las sesiones? Semanal?
Es semanal por el hecho de que MF tiene el objetivo de inflamar el tejido densificado y por lo tanto, la inflamación (como sabe muy bien usted) es un proceso que el cuerpo usa para reparar, entonces nosotros buscamos el punto más rígido, más densificado, lo mobilizamos (y aparece el dolor ya que vamos a estirar terminaciones nerviosas libres embebidas en este tejido densificado). El dolor desaparece ejerciendo la misma presión y el mismo movimiento después de 2 o 3 minutos en función de la cronicidad de la densificación. Cuando repentinamente desaparece, el paciente se queda también sorprendido y esto demuestra que no somos nosotros lo que hacemos daño al paciente, sino que el daño estaba debajo, escondido entre los pliegues de la fascia y por lo tanto cuando el tejido está inflamado por 2 o 3 días, puede doler durante este tiempo y no se puede actuar enseguida porque el cuerpo necesita reeestablecer su equilibrio, su tensión, su postura. Entonces, después de 8 días, se valora de nuevo dónde actuar y se trata en función de lo que aparece en ese momento que incluso puede ser de tiempo un dolor de hace tiempo.

Aprovecho esta oportunidad para agregar otra pregunta de un colega. Se habló de dolor durante el tratamiento, pero aquí me dicen: "¿es cierto que después de una sesión se puede formar un hematoma?"
Vamos a ver, inicialmente esto me sucedía, pero a día de hoy, los hematomas pueden salir en personas que tienen una fragilidad capilar y que se ve que tienen ya algunos de ellos antes de iniciar el tratamiento, por lo que al friccionar ligeramente puede aparecer alguno. Pero aún así, en estos pacientes, si se hace la maniobra con un cuidado especial y con la presión apropiada, no aparecen hematomas. Al inicio, algunos terapeutas me enseñan callos en los dedos o en el codo porque aprietan demasiado, más de lo necesario, es decir que en vez de concentrase en buscar el punto hiperálgico, si limitan al punto sensible, al punto Ashi llamado en acupuntura y lo presionan e insisten y entonces pueden crear un hematoma, una inflamación inútil. Después, el paciente muy a menudo confunde un hematoma con una rojez por inflamación (esto es fisiológico). El hematoma no es fisiológico, pero sucede a menudo por este motivo, porque no se encuentra el punto densificado y nos confundimos con un punto doloroso que no es el que tenemos que tratar porque cuando la fascia está densificada, se crea una sensibilidad bastante generalizada de la zona circundante.

Porque.. por lo que sé, el propósito de la manipulación es producir un calentamiento de la fascia, el calor.
Como bien sabe usted, la fricción crea calor. El calor modifica, hace pasar el ácido hialurónico, o la sustancia fundamental en general de la fascia, de una estructura gel (viscosa) a una estructura sol, más fluida, más deslizante. Y entonces, la manipulación de la fascia, más que la compresión isquémica de los Trigger Points, más que otros métodos que usan un tacto más superficial, desarrolla más calor con la presión, fricción...etc, y entonces consigue antes a esta modificación de la sustancia fundamental de la fascia (y esto es un hecho que ha sido demostrado en el Instituto Tecnológico de New Jersey).

¿La realineación de las fibras ocurre espontáneamente o se necesitan ejercicios de estiramiento en casa entre las sesiones?
Efectivamente, esto es un debate que se genera porque se dice que es necesario enseñar al paciente también algunos ejercicios. Ahora, si nosotros hemos creado una tensión justa, solucionando, no sólo uno, sino diferentes puntos densificados que creaban una tensión anómala sobre la fascia, entonces el cuerpo puedo moverse de un modo más fisiológico y las fibras de colágeno se orientan según estas nuevas tensiones. Después, si uno quiere hacer algo de movimiento, algún ejercicio, haría falta averiguar los ejercicios más apropiados para esa UMF que hemos movilizado, para esa secuencia MF y entonces sería un trabajo, unos deberes para casa bastante pesados para el paciente. Y es difícil enseñarlos con esta precisión. Entonces, yo aconsejo siempre a los pacientes que se muevan, porque el movimiento es salud, es vida. Pero, harán falta más investigaciones para encontrar toda una serie de consejos más personalizados según los puntos que hayamos trabajado, de manera que el paciente haga algo que sea realmente útil y que no tenga sólo más deberes que hacer y que después encima no sean muy útiles ni específicos.

¿Cuáles son las indicaciones para la manipulación fascial? y las contraindicaciones si hay alguna?
Bueno, visto que hablábamos también de acupuntura y de otros métodos, las indicaciones son todas aquellas que tiene la acupuntura y los otros métodos. Prácticamente actúa sobre todas las disfunciones del aparato locomotor y también sobre todas las disfunciones de los órganos internos, pero este es un campo todavía no muy difundido. El 95% de mis pacientes, que me conocen desde hace más de 40 años, cuando les digo “tienes también alguna disfunción como colitis, cistites, nudo en la garganta, esofsgitis, dificultad respiratoria...?”, me dicen, “Por qué, tú también puedes mejorar esto?”. Porque a pesar de haberlo dicho tantas veces, escrito, parece que siempre es algo extraño. Piensan que la terapia manual es sólo para las disfunciones musculares pero la terapia manual puede ayudar muchísimo en estas disfunciones internas. Quién sabe cuanto tiempo pasará antes de que esto sea algo habitual y la gente conozca esta posibilidad, pero yo estoy contento de decir esto, aquí ahora, en esta tranmisión de radio porque espero que alguien lo entienda y transmita este mensaje.

Y esta es también mi intención. Hacer que todo el munod conozcan este método, y estos aspectos muy válidos que merecen la pena investigar. En resumen, estamos casi al final. La pregunta que le hago es esta: ¿cómo se puede aprender la manipulación fascial?
Bien, como ya he anticipado hace un momento, uno puede coger los libros y puede comenzar a estudiarla y si tiene buena comprensión, puede también intentar aplicarla. Pero el camino más directo y más seguro es participando en los cursos de primer, segundo y tercer nivel, donde se enseña la manualidad, la localización precisa de los puntos...; en el primer nivel los centros de coordinación, en el segundo los centros de fusión articular y después en el tercero, las disfunciones de los órganos internos y como interactuar con las fascias internas (pleura, peritoneo, fascia renal, vesical etc). Entonces, el recorrido básico es este y muy a menudo el que hace estos cursos los tiene que repetir para aprenderlos bien. El primer nivel dura 6 días, el segundo otros 6 y el tercero 7 días. Pero, si uno quiere tener una formación más completa, puede participar en la Escuela, que dura 3 años (sólo 6-7 fines de semana al año). Ahí también hay un día entero de prácticas donde el profesor sigue personalmente a 4 alumnos para que aprendan mejor el método y entonces cuando acaban la Escuela, son automáticamente Manipuladores Fasciales certificados, por lo tanto, tienen la seguridad tanto ellos como los pacientes, de que van a realizar un tratamiento seguiendo los principios fundamentales de MF.

La última pregunta, en resumen, un poco así, rápido: ¿cuál es el lema del método?
Sí, el lema es “Manus Sapiens Potens Est”, quiere decir que sólo teniendo en la cabeza conocimientos, podemos ser eficaces en el tratamiento. Si no se conoce la arquitectura de la fascia y todas las nociones que os he contado rápidamente en esta entrevista, entonces, si no se conoce esto, la mano se pierde, no sabe dónde tocar, dónde actuar y sobre qué tejido..., por lo tanto, sólo el conocimiento guía la mano. Podría concluir hablando sobre mis inicios en la fisioterapia, como decía antes, cuando todavía estaba en la facultad, me interesé por los curanderos porque quién iba a verlos, tenían unos resultados buenísimos que yo no obtenía con lo hacía. Estos curanderos eran muy amables conmigo y me decía, venga, siente esto o aquello, siente, prueba..., pero yo no conseguía buenos resultados porque todavía no tenía esa sensibilidad. Por eso, nuestro lema dice que sólo sabiendo se puede ayudar al paciente.

Está bien. Mientras estamos en eso, tenemos la última pregunta de un colega, y luego terminamos. Nos aprovechamos de usted aquí. Simone me pregunta: en el síndrome miofascial, ¿qué efectos tienen el calor, el frío, el estiramiento y la movilización?
Bueno, en el señor miofascial habría un capítulo enorme. Es como la fibromialgia, que comprende todo. Son términos que hoy en día están de moda, pero es necesario saber si este síndrome miofascial ha creado una inflamación en la articulación y sobre la inflamación es mejor el frío. Pero, si esa inflamación está determinada por una rigidez del músculo o de la fascia, entonces sobre la fascia es mejor el calor para disminuir la tensión. Por lo tanto, sobre la misma situación se debe actuar con 2 elementos diferentes. Entonces en la parte inflamada articular pondremos hielo y en la muscular pondremos calor para disminuir el espasmo. Y con el estiramiento igual, si hay una densificación (cuantas veces me han venido deportistas que dicen que han hecho muchos estiramientos y no se le pasa la tensión). Inconscientemente, el cuerpo bloquea el músculo antes de que se desgarre, porque la densificación es el camino hacia el desgarro muscular, ya que el tejido conectivo, una fascia densificada es rígida y cuando la estiras voluntariamente no se llega a dañar porque probablemente el dolor te bloquea. Por el contrario sucede que jugando, tienes un tropiezo y se estira esa parte densificada y se produce un daño anatómico. Esto es que el dolor, incluso el que provoca MF, es la salvaguardia de nuestra integridad física. Por esto, no tenemos que denigrar al dolor como una cosa a evitar, si no que considerarlo como el elemento clave para ayudar al cuerpo y entender donde poner las manos.

Muy bien, ha sido muy claro. Gracias Dr Stecco por estar aquí con nosotros hoy, fue un placer conocerla y espero, de hecho, estoy seguro de que nuestros oyentes ahora tienen ideas más claras sobre lo que significa la manipulación fascial. Será bienvenido en el futuro para tener otra conversación, gracias de nuevo y buenas noches.
Le agradezco a usted, señor Alessandro, que me ha dado esta gran oportunidad de dar a conocer mejor este método y espero que a través de fisio podcast, llegue a muchos más colegas e incluso también los médicos, conozcan esta nueva propuesta terapéutica. Gracias y buenas tardes.

lunedì 5 agosto 2019

FisioPodcast-23-Le Catene Muscolari GDS, Intervista al Dr. Fabio Colonnello

Questa settimana parliamo di un metodo di terapia integrata molto interessante: il metodo catene GDS. Sarà nostro ospite il Dr. Fabio Colonnello, fisioterapista e osteopata di Siena. Sarà un'intervista piena e corposa e piena di spunti interessanti.

Ricordatevi di venire a Verona il 6 ottobre per la giornata promo sul metodo GDS.
Iscrizioni a A QUESTO LINK


TRASCRIZIONE DELL'INTERVISTA 

Le catene muscolari GDS
Intervista al Dr. Fabio Colonnello

Ciao Fabio e benvenuto a FisioPodcast
  Grazie a voi e a tutti gli ascoltatori.

Io sono un tuo follower, su YouTube, Facebook. Pubblichi video molto esplicativi sul tuo metodo di lavoro e ne sono rimasto affascinato. Credo di non essere il solo, ma comunque vorrei presentarti bene al pubblico di FisioPodcast. Chi sei e di cosa ti occupi?
  Nasco come fisioterapista, poi divento osteopata e poi mi sono occupato di catene muscolari GDS, a livello formativo; nel mio studio mischio molte tecniche diverse e molte terapie diverse. Ho uno studio con 5 fisioterapisti, due segretarie, insomma sono ben installato. Quindi faccio due lavori: faccio il lavoro sul campo, sul pezzo, tutti i giorni e poi mi occupo di formazione con questa straordinaria scoperta che 10 anni fa ho fatto, che si chiama catene muscolari GDS.

E infatti l’argomento di oggi è proprio questo: le catene muscolari GDS, che sarebbero le iniziali dell’ideatrice, la fisioterapista e osteopata belga Godelieve Denys-Struyf. Cosa sono le catene muscolari GDS?
Le catene muscolari GDS sono un metodo terapeutico, un metodo di terapia integrata, che unisce il funzionamento del corpo e i suoi collegamenti stretti con la psiche. È un un incrocio tra le migliori tecniche osteopatiche, la fisioterapia, una parte di medicina cinese, che ci serve a inquadrare il paziente a livello energetico, e una parte di psicologia. Tutto questo ci offre la possibilità di inquadrare meglio la tipologia del paziente per poter erogare una terapia efficace, veloce e che sia ben gradita al paziente.

Se penso alle catene muscolari mi vengono in mente altre metodiche come il Mezieres e l’RPG. In cosa si differenzia il metodo catene GDS?
A differenza del Mezieres e del RPG, che hanno spopolato in Italia negli anni 80-90, il metodo GDS ha una parte psico-comportamentale interna. Mentre il Mezieres e RPG sono solamente delle tecniche di stiramento meccanico, il GDS unisce anche una parte di approccio psicologico ed energetico molto efficace. In più, le tecniche non vengono basate solo sullo stiramento ma ci sono delle tecniche specifiche, che si chiamano accordage, che si chiamano fusione, e c'è tutta la parte comportamentale per lavorare sul vissuto comportamentale dei pazienti, che così possono percorrere la loro trasformazione verso una tipologia funzionale migliore.

Tutti i metodi di catena fanno una suddivisione in base alla struttura o alla funzione. Anche GDS è così?
  Ovviamente anche GDS ha delle catene funzionali, ma non solo. Ripeto: non è solamente una cosa meccanica ma dietro due semplici lettere (AL, PL, anterolaterale) si trova una disposizione topografica dei muscoli. Ma si trova anche un'utilizzazione corporea, si trova anche una struttura mentale, si trova anche un una tipologia energetica, un approccio. Quindi sappiamo solo con due lettere chi è questa persona, come si muove, cosa preferisce ricevere durante la terapia, quali sono i punti forti, quali sono i punti migliorabili e quindi veramente è prendersi cura del soggetto a 360°. Io vengo dall'osteopatia, vengo dal Mezieres, vengo anche dal RPG. Il GDS è veramente tutta un'altra cosa. È la terapia, la metodica che veramente ha dato un impulso, un boost mostruoso alla mia carriera professionale in studio.

Questo metodo prevede tecniche di massaggio, manipolazione, terapie fisiche o esercizi a domicilio?
  Per quanto riguarda le tecniche, come ho detto prima ci sono delle ottime tecniche osteopatiche: non si lavora tanto contro barriera con le tecniche ad alta velocità ma si lavora più in energia muscolare e in tecniche funzionali, che vanno NON contro la barriera ma verso la lesione, quindi le tecniche di Jones di Strain-Counterstrain. Quelle sono delle tecniche che sono molto valide, molto dolci, che rispettano anche la tipologia del paziente. A volte, invece, andiamo contro barriera su pazienti PM, su pazienti PL, che vogliono e gradiscono delle terapie “strutturali”. Abbiamo anche delle tecniche strutturali che possono aiutare e che possono essere ben gradite al paziente. Abbiamo delle tecniche che sono precise per determinati pazienti, con il 100% di gradimento da parte dei pazienti.

Quali sono i pazienti, le patologie o le disfunzioni che possono essere trattate con questo metodo?
Gli stessi della fisioterapia classica. Quelli che si sottopongono a fisioterapia chiaramente possono essere anche sottoposti al metodo delle catene muscolari GDS, specialmente quando la lesione anatomica non è proprio conclamata. Lì, allora bisogna operare in modo ancora diverso: se c'è una lesione muscolare, per esempio, se c'è una lesione intestinale, chiaramente lì le possibilità di recupero, di autoguarigione, di miglioramento sono impedite, si è arrivati al punto di non ritorno e quindi è necessario un supporto farmacologico o chirurgico, ecco. Un po' come la fisioterapia classica.

Il fisioterapista lavora, o dovrebbe lavorare, anche nel campo della prevenzione. Che ruolo potrebbe avere questo metodo in questo senso, in questo ambito?
Come ti ho spiegato, le catene muscolari GDS hanno un effetto predittivo sulle persone. Cioè vanno a inquadrare la tipologia del soggetto, a capire chi è il paziente che hai davanti e, quando hai capito le sue caratteristiche, sia meccaniche che psicologiche, comportamentali, e l'utilizzazione corporea, riesci a intercettare quello che è la traiettoria nella sua Timeline, nella sua vita. Da un punto di vista meccanico lo vediamo, per esempio nel ginocchio valgo. Ecco, il ginocchio valgo ha un terreno favorevole per un allungamento, per una distorsione, per un infortunio al collaterale interno. Nel AL e AM c'è questo rischio. Quindi AL e AM hanno una fragilità del legamento collaterale interno. È un esempio, chiaramente, molto banale, molto semplice. Le cose sono più complesse: per esempio, in una PM, dove c'è un comportamento di fare, un bisogno di fare, la catena postero mediana è animata da un bisogno di essere utile, a rendersi utile, quindi fare. Allora, per esempio un PM ha un torace molto gonfio, molto probabilmente con lo sterno, chiamiamolo orizzontale, con una dinamica di orizzontalità maggiore di quanto sia in verticalità. Ecco, se il comportamento di un PM è eccessivo nel fare, allora si ha un attivazione della PM e questa attivazione tramite dei muscoli particolari (non voglio scendere in dettagli ma diciamo la catena postero-mediana, quindi i fasci costo-costali dell'ileo costale, per esempio) creano una estensione delle coste, quindi una disfunzione in inspirazione e un aumento della distanza antero-posteriore del torace. Lì ci sono dei legamenti sterno-pericardici e vertebro-pericardici che tirano sul cuore, sul sacco pericardico e predispongono ad accidenti cardiovascolari. Quindi, lavorando sul comportamento, calmando questa PM anche a livello comportamentale, non solo a livello meccanico massaggiando ma invitando il paziente a lavorare meno, a fare meno (chiaramente non si dice così, banalmente, ma si utilizzano delle parole precise) e se si riesce a calmare questo bisogno di fare, chiaramente si riesce a prevenire un accidente cardiovascolare. È così anche con l'utilizzazione, per esempio, della morfologia cranica. Ecco, tra l'altro oggi è il 5 agosto. La scorsa settimana ho pubblicato un articolo proprio sul cranio, che invito a leggere. Con il cranio, per esempio, con la forma cranica, si riesce a individuare il Delta, il gap viscoelastico tra la tipologia innata nel paziente e quello che si riesce a ottenere tramite la terapia manuale o l'esercizio terapeutico. Quindi, le possibilità predittive sono enormi e quindi anche preventive. Però, come sai, in Italia la prevenzione è un po' messa da parte e così ci si interessa molto della cura e la prevenzione è poca. Il GDS dice veramente tanto sulla prevenzione, oltre che sulla cura.

Oltre alla divisione in catene c’è anche una differenziazione in fenotipi posturali?
  Come si è detto, ogni paziente non è solo un insieme di localizzazioni topografiche dei muscoli ma è proprio un individuo con un modo di pensare, un modo di vedere o di sentire, di percepire le cose, a seconda se sono visivi, auditivi, cinestesici. Quindi ha un bilancio energetico strutturale, ha una struttura psicologica ed esperienziale individuale, e quindi ci sono delle delle componenti che sono facilmente individuabili per operare con successo nel mondo della medicina e dei fattori bio-psico-sociali. Oggi tutti quanti parlano di fattori bio-psico-sociali, ce l’hanno molti in bocca ma è un po' come il sesso con gli adolescenti. Tutti, tra gli adolescenti, ne parlano ma nessuno sa come si fa. Ecco, le catene muscolari offrono veramente, per quanto mi concerne, per quanto è di mia esperienza, l'unica metodica che ha veramente a che fare con i fattori bio-psico-sociali e offre degli strumenti validi per poterli affrontare.

E quindi quali sono le catene GDS? Possiamo descriverle velocemente?
  Le catene GDS sono 5 e sono la AL (che è una catena Antero laterale, Azzurra), poi abbiamo la sua sorella complementare la PL (Postero-Laterale, Verde) e poi abbiamo la catena AM (Antero Mediana, Gialla) la catena Postero Mediana PM, Viola e poi abbiamo una catena speciale, che è legata alla respirazione, che è la catena PAAP, che è una catena Rossa, fuoco in medicina tradizionale cinese.

Facci un esempio per far capire meglio ai nostri ascoltatori. Che cosa significa, che so... AL?
AL è una catena di introversione. Jung chiamava questa catena “tipologia introversa”. Sono persone riservate, che arrivano allo studio 20 minuti prima dell'appuntamento, hanno tutti gli esami bene impacchettati, si siedono in un certo modo, con un’utilizzazione corporea molto legata all’adduzione e alla rotazione interna. Quindi sono molto compìti, hanno un tono di voce molto particolare. Sono educati, precisi, puntuali, metodici, affidabili, costanti, sono molto portati all’endurance, gli sforzi prolungati. Sono persone sempre in costante atteggiamento di difesa. Qualche marito conoscerà la storia di quando dice alla moglie “cara, come sei bella oggi”. Un AL risponderebbe “perché solo oggi?”, Ecco questo è un po' l’AL, una tipologia introversa che è sempre sul carattere difensivo. Ma questo è il frutto della sua storia, che una storia ricca probabilmente di traumi percepiti, sia fisici che psicologici. Lì si sviluppa una catena Antero Laterale di difesa e va trattata, chiaramente, non aggredendola, non con tecniche strutturali. Ma va trattata con tecniche funzionali, tecniche molto dolci, si usa il caldo, si usano determinate macchine (per chi usa terapia fisica) piuttosto che altro. Quindi, anche nel campo della terapia fisica, si possono adattare le varie macchine, le varie terapie da erogare a seconda della psicologia del paziente, perché questo può gradire il trattamento e quindi aprire le porte al cambiamento, alla “guarigione”, al miglioramento. Oppure può chiuderle e quando un paziente chiude le porte alla guarigione o a un approccio, o a un pensiero... Beh, li puoi fare quello che vuoi, la terapia erogata anche se è giusta, anche se erogata in modo giusto, non passa. Ecco, il metodo GDS ti consente di individuare quali sono le porte di ingresso di un paziente e poter erogare una terapia specifica, gradita che va a segno.

È corretto se dico che chi ha una dominanza di catene anteriori tende a un atteggiamento di introversione e, viceversa, chi ha una dominanza di catene posteriori tende all’estroversione?
  Non proprio. Introversione ed estroversione appartengono alle catene Antero Laterale e Postero Laterale (AL e PL). Se invece parliamo di catene mediane anteriore e posteriore, allora potremmo dire che chi è dominato dalla catena Antero Mediana ha facilità nello schema di flessione; invece, chi è dominato dalla catena PM (posteriore mediana) ha una facilità nello schema di estensione. E non solo: ha una Vision differente da quella di chi è dominato dalla AM; mentre l’AM ha una timeline lineare e un occhio, il focus psicologico, che guarda verso il passato, il PM taglia col passato e guarda verso il futuro. Va avanti per step, per traguardi da raggiungere, ha un Focus orientato al futuro. Mentre avremo nell'altro caso un paziente che parla più dei nipoti, delle tradizioni, della famiglia… Ha un occhio orientato verso il passato. Ecco, una è una catena performante, che si chiama “guerriera” (PM); l’altra invece è una catena più affettiva, dominata dagli schemi di flessione.

Come è strutturato un percorso riabilitativo nel metodo GDS? Intendo, valutazione iniziale, durata delle sedute, frequenza, eventuali follow up.
  Il numero di sedute, la posologia, chiaramente cambia con la gravità della patologia, da quanto tempo questa si è instaurata. Quindi dipende da molti fattori e, non ultimo, dal tipo di terapista che eroga la terapia, cioè dalla struttura comportamentale del fisioterapista. Questo è un po' più complicato; ci sono due articoli che parlano di terapista introverso e terapista estroverso, sul blog, e invito a leggerli. Togliendo di mezzo il terapista, che è comunque parte importante, nel nostro studio per esempio facciamo così: io faccio le prime visite, faccio la lunga anamnesi e invio al collaboratore, al collega che è formato in GDS per dei trattamenti due volte la settimana. Dopo tre settimane li rivedo io, quindi fanno all'incirca una media di 6 sedute. Poi c'è la possibilità che qualche volta le sedute possano anche diminuire fino a dei mezzi miracoli, in una o due sedute possiamo risolvere un problema; oppure, nel caso di riabilitazione, possono prendere anche da diverse settimane fino a qualche mese, come è normale che sia anche quando si riabilita un crociato. I tempi sono lunghi perché una cosa è liberare la struttura; liberare è molto semplice, ci sono mille tecniche che liberano. le manovre ad Alta Velocità, i massaggi, gli allungamenti, la fibrolisi, un sacco di cose. Questa fase è molto veloce e molto semplice. Io, ma chiunque, in pochi secondi riesco davvero a liberare un articolazione. Altra cosa invece è costruire. Costruire prende del tempo, cioè far percepire gli appoggi, far percepire gli assi, il movimento, lo schema motorio necessita di più fasi di costruzione. Prendiamo appunto dal Feldenkrais, prendiamo da Mathias Alexander, prendiamo tecniche di Ehrenfried... Quindi il GDS è molto completo anche nel costruire. Costruire, a dir la verità, non è il mio settore preferenziale. Io sono più un “meccanico” che sblocca e aggiusta ma ho con me delle persone che hanno come prima passione la costruzione della consapevolezza corporea. E questo sicuramente prende molto più tempo, fino ad arrivare anche a 3-4-5-6 mesi, dipende un po' da quanto è perturbato lo schema motorio della persona, e che grado di lesione nervosa, anatomica questo paziente abbia.

Ho notato che il logo delle catene GDS assomiglia a una stella a 5 punte, che immagino corrispondano alle 5 catene individuate dal metodo. È solo un logo o ha un significato funzionale, come di... interconnessione tra le catene?
  Il logo è una mia invenzione, viene fuori dall'uomo di Agrippa, dal “De occulta Philosophia”, un libro molto antico. Mi piaceva perché ha il piede sinistro in rotazione esterna (in linea con la PL che ha una rotazione esterna sinistra) e la rotazione interna destra (come la AL). Poi hai all'estremità i 5 mondi GDS; poi all’interno c'è una stella (è ricco di simbologia quel simbolo). La stella perché nel metodo GDS una delle strategie terapeutiche è la stella, la strategia della penta-coordinazione. Quindi, quando si va a lavorare un gruppo di muscoli di un pallino, di una catena, automaticamente bisogna andare a lavorare nelle due catene adiacenti. Questo per la penta-coordinazione e per un equilibrio tra i muscoli nei tre piani dello spazio. Agendo con questa tecnica della stella si ha un lavoro prettamente biomeccanico. Invece nel simbolo c'è anche una specie di “S”, si chiama lemniscata: quella è una strategia più energetica. Poi, al centro, c'è un pentagono rovesciato che abbraccia il bacino: quella è la strategia della ruota, un'altra strategia ancora che permette nel 80% (per esempio) delle lombalgie, di partire dal bacino in un certo modo, tranne in una catena in cui parti da un'altra zona. Poi c'è un'altra strategia ancora, che è quella dell'onda, a seconda del lavoro che si vuole fare. A volte bisogna semplicemente liberare e allora vai sulla meccanica, vai sulle tecniche di terapia manuale, vai sulla Penta-coordinazione, vai sulla strategia della stella. Oppure altre volte devi costruire, cioè quando manca un pattern motorio, quando il paziente vive male, abita male il proprio corpo, allora bisogna usare un altro tipo di lavoro e si usa la strategia dell'onda, che è una strategia con una nozione del tempo particolare (Date un'occhiata agli articoli che sono sul blog perché ci sono anche delle cose comportamentali molto carine, una è la nozione del tempo per esempio). Ecco lì bisogna costruire, quindi si usa un altro tipo di strategia. Quindi ogni strategia (ed è ricchissimo il GDS) va a colpire, va a costruire, va a liberare, va a nutrire determinati settori dell'essere umano, che è sfaccettato. Non siamo solo un insieme di ossa e di muscoli ma c'è una persona che abita all'interno.

La postura ideale e la simmetria. Due concetti spesso ricercati ma forse da rivedere. E la lemniscata che hai appena citato qui è importante, sbaglio? Cioè, per esempio, non è importante che un segmento corporeo abbia un atteggiamento... in intrarotazione ma che abbia comunque la capacità di esplorare tutto il range di movimento. È questo il concetto di lemniscata?
  Esattamente Alessandro, proprio così. La libertà di movimento deve essere nei tre piani dello spazio. Il grado di rotazione interna deve essere uguale alla rotazione esterna non tanto nella sua componente misurabile, meccanica, angolare, quanto nella qualità viscoelastica del movimento. Cioè, la qualità della rotazione interna e rotazione esterna deve essere uguale e la lemniscata è una strategia, un esercizio che riequilibra tutte le catene muscolari, tramite una sequenza di stiramenti ben precisi che, se fatta in modo appropriato, viene data ai pazienti come mantenimento dopo il trattamento; se viene effettuato in modo veloce (massimo 1-2 secondi per ogni posizione) viene affidata agli sportivi pre-gara perché riequilibra tutte le catene, rende il gesto più fluido e più efficace durante lo sport.

Come si può apprendere il metodo catene GDS?
  Facciamo una formazione a Milano, nei locali della scuola di Osteopatia ICOM, in centro a Milano. È molto facile raggiungerla. Sono 33 giorni, 11 seminari da 3 stage ciascuno. Gli insegnanti sono internazionali, non sono io che insegno, sono solo l'organizzatore e un fan, uno che applica in studio la metodica, ecco. Gli insegnanti veri hanno una capacità molto elevata, fanno parte del centro di formazione di Philippe Champignion in Francia. Insegnano in tutto il mondo, in Brasile, in Australia, un po' in tutta Europa e anche qui in Italia. Questa è la terza formazione che facciamo. Ne abbiamo fatte due a Siena, a casa mia. Ho visto che la cosa andava bene e quest'anno ci siamo spostati a Milano. Va molto bene e il prossimo anno, da gennaio, parte la nuova formazione che saranno 11 stage da 3 giorni ciascuno, e dove verrà assegnato agli allievi tutto il materiale, consegnato tutto il sapere di Godelieve Denis Struyf rivisitato da Philippe Champignion & company.

Molti dei nostri ascoltatori sono neolaureati o studenti in fisioterapia, spesso persi nel mare della formazione. Cosa ti sentiresti di consigliare a questi giovani colleghi?
Sì, mi sento di consigliare essenzialmente di guardarsi dentro, a questi giovani colleghi, di capire bene quali sono le motivazioni che hanno portato loro a fare questo tipo di scelta lavorativa, lavorare con il corpo. È una cosa che ha che fare con il manuale, l’aggiustare? L’ego, il prendersi il merito di aggiustare fisicamente le ossa, aggiustare i muscoli? Ok, allora probabilmente siete più portati verso la terapia manuale. Altri invece hanno come bisogno quello educativo, di educare il movimento, di dare consapevolezza corporea? E allora questi giovani colleghi è bene che si specializzino sulle forme di movimento, il Feldenkrais, quello che offre il panorama della formazione italiana. E poi capire un po' se avete una mentalità meccanicistica pura, quindi considerate il corpo come delle ossa dei muscoli solamente e a pezzi, diciamo così. Quindi fate dei bei corsi monotematici sulla spalla, sul ginocchio da personalità eminenti della Formazione; oppure pensate che una spalla è attaccato al bacino, che c'è comunque un'unità nel corpo e quindi a volte per vedere un mal di schiena bisogna vedere i piedi e viceversa? Quindi avere una nozione più di integrazione e se questa integrazione viene seguita anche da integrazione psicologica, comportamentale, ancora meglio perché il famoso fattore bio-psico-sociale è importantissimo. Non siamo solo ossa, muscoli seppur uniti, ma siamo delle persone che abitano il loro corpo. Quindi si possono fare delle microesplorazioni, a pezzi, per il corpo e unirle successivamente nel corso dell'esperienza nel corso degli anni. Unirle insieme oppure partire già subito con una disciplina, una metodica che abbracci il corpo intero, che dia degli ottimi strumenti e poi specializzarsi nel campo che poi ciascuno più ama. Chi ama il ginocchio si farà un corso monotematico ma integrato, partendo da una nozione che il ginocchio è attaccato all’anca ed è attaccato alla schiena. Ecco questo mi sento di consigliare

Ecco, hai citato il Feldenkrais. C’è una qualche affinità tra i due metodi o hanno filosofie completamente differenti?
  No, sono due cose diverse. Il Feldenkrais è una forma di autoterapia sostanzialmente, autoscoperta del corpo nei micromovimenti per poter comandare a livello neurologico meglio le sequenze e i pattern di movimento. Invece il GDS è una medicina molto più ampia che ha, tra la terapia manuale e la costruzione del vissuto corporeo e la costruzione della postura, i suoi elementi cardine e prevede anche degli esercizi di coscientizzazione corporea, di consapevolezza corporea molto simili al Feldenkrais o addirittura presi dal Feldenkrais, perché il GDS molto spesso prende il meglio di tante medicine. Solo che le applica alla preferenza del paziente. La genialità sta proprio in questo, ecco, prende i migliori tipi di tecniche che ci sono e li adatta alla personalità del paziente, a seconda del loro gradimento.

Una considerazione personale: il punto forte di questo metodo è il legame con la sfera comportamentale, psichica, emozionale, della personalità. Aggiungo anche il legame con la medicina tradizionale cinese. Allo stesso tempo però può essere un punto debole perché molti, presi dallo scetticismo, pur mantenendo la volontà di apprendere un metodo globale, puntano sui classici Mezieres e RPG. Tu cosa ne pensi?
Sì Alessandro, hai ragione, non ci avevo mai pensato. Può essere un punto di debolezza questa complessità e questa ricchezza del metodo GDS. Ma in realtà è un punto di debolezza solo per i più deboli, perché i più forti sanno che è un punto di forza spaventoso. Perché si va ad aggiungere, per esempio, dopo le 3 dimensioni, la quarta dimensione che è la dimensione temporale, come ho scritto in un blog. Quindi è un elemento assolutamente innovativo e per me anche la verità è del mistero del corpo umano. Ecco perché non credo che siamo solamente delle ossa e dei muscoli che tirano la biomeccanica ma come ho detto prima c'è una persona che abita all'interno, con le proprie emozioni, col proprio vissuto personale, che reagisce alle terapie e alle tecniche in modo assolutamente imprevedibile per chi non conosce il metodo GDS. È prevedibile e guidabile per chi conosce il metodo GDS. Quindi le persone che si spaventano oppure hanno bisogno di un elemento basilare, fanno quello che ho fatto io all'inizio: Mezieres e RPG. Le persone che vogliono veramente approfondire e aumentare la percentuale di successi fino al 92,4%, perché questo è stato calcolato dalle mie statistiche che faccio ogni giorno in studio (noi abbiamo più di 5000 pazienti, eroghiamo 50 trattamenti al giorno). Queste statistiche ci dicono che il 92,4% sono soddisfatti perché, non solo sono migliorati, ma quelli che sono migliorati sono convinti di essere migliorati per la particolarità delle nostre cure. Quindi instillare questa consapevolezza di guarigione è possibile solo su persone che si sentono trattate bene, si sentono coinvolte nella terapia. E questo si può fare, a mio avviso, per quello che so io, solo con il metodo catene muscolari GDS, col metodo psico-comportamentale che unisce la biomeccanica del RPG e del Mezieres (e tanto altro) e dell'osteopatia con la psiche e con la superficie (perlomeno ) della medicina tradizionale cinese.

Bene, Fabio, direi che sei stato molto chiaro e che i nostri ascoltatori hanno sicuramente gradito le informazioni che ci hai dato. Grazie per la tua disponibilità e spero di poter collaborare con te in futuro

  Beh grazie a te. Guarda, questa è stata una grossa opportunità per me e ringrazio fisiopodcast perché è una bellissima opportunità, una bellissima realtà e anzi Finalmente qualcuno si è svegliato, se n'è accorto che si possono fare anche le cose bene in questo modo. Saluto tutti quanti e se qualcuno ha dei dubbi o ha necessità di approfondire può venirci a trovare a Verona il 6 ottobre. È una giornata... chiamiamola giornata promo, ma in realtà eroghiamo sui contenuti molto molto pesanti, molto istruttivi e di contenuto molto carico a chi verrà questa giornata a Verona. E potrà a capire la potenza delle delle catene muscolari e perché funzionano. Quindi vi aspetto, cari ascoltatori, tutti quanti a Verona il 6 ottobre. Ciao a tutti e grazie.