domenica 28 luglio 2019

FisioPodcast-21-Le patologie della cuffia dei rotatori, Intervista con il Dr. Giuseppe Porcellini e il Dr. Francesco Inglese

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Questa settimana, in esclusiva a FIsioPodcast, due BIG italiani della spalla: il dr. Giuseppe Porcellini e il dr. Francesco Inglese. IMPERDIBILE!!!

TRASCRIZIONE DELL'EPISODIO


Le patologie della cuffia dei rotatori
Intervista al Dr. Giuseppe Porcellini

Buongiorno dottor Porcellini e benvenuto a FisioPodcast
Ciao Alessandro, Grazie per avermi invitato per questa intervista interessante, soprattutto sulla spalla, oggetto di grande studio da anni da parte mia e dell’Università di Modena


Ciao anche a te Francesco, ormai tu sei un abituè a FisioPodcast e con oggi chiudiamo la trilogia sulla spalla
Ciao Alessandro, Grazie per questo nuovo invito e un saluto a tutti i colleghi che ci ascolteranno. Dopo aver affrontato le patologie legate all’instabilità di spalla, dopo aver parlato di capsulite adesiva, oggi affrontiamo un altro importante argomento che sono appunto le patologie della cuffia dei rotatori. Questo argomento da adito a tante discussioni a volte tra i favorevoli all'intervento, quelli contrari, gli studi scientifici. Adesso cerchiamo un po' di fare chiarezza anche grazie all'aiuto del dottor Porcellini che si occupa esclusivamente di patologie chirurgiche ortopediche della spalla e del gomito. Quindi vediamo che cosa ci riserva questo intervista

Bene. Iniziamo con lei dottor Porcellini. Il tema di oggi sono le patologie della cuffia dei rotatori quindi le chiedo: come si effettua la diagnosi di patologia di cuffia?
Per fare una diagnosi di lesione della cuffia la prima cosa è l'esame obiettivo. Vedere bene la posizione della scapola, valutazione del movimento (quindi del Range of Motion) e soprattutto eseguire i test clinici per il sovraspinato (il Jobe test) per il sottospinoso (il Patte test) e per il sottoscapolare esistono diversi test fra cui spingere la pancia (Belly press test) o l’intrarotazione. Dopo l'esame clinico consiglio allora di eseguire un'ecografia per valutare lesioni parziali o tendinopatie calcifiche. Ed eventualmente, se la lesione è chirurgica, si potrà valutare (oltre alla lesione tendinea) una qualità muscolare che poi potrebbe indirizzare a una eventuale indicazione chirurgica, consiglio allora una risonanza magnetica.

Nei pazienti con lesione di cuffia quando viene consigliato l'intervento chirurgico artroscopico
C'è molta confusione sull’indicazione chirurgica. La mia decisione riguarda ben chiaramente le lesioni della cuffia traumatiche. Nel giovane sono chirurgiche e devono essere eseguite nel più breve tempo possibile. Totalmente diverso è il discorso di una lesione degenerativa. Cosa vuol dire? Che il tendine lentamente si rovina e, se viene ben compensato dagli altri tendini il trattamento sarà conservativo altrimenti si potrà valutare, in base al dolore e al deficit funzionale, un'eventuale indicazione chirurgica.

In quali pazienti, invece, è meglio sconsigliare l'intervento?
La prima idea nello sconsigliare l'intervento è quando c'è una spalla rigida. La spalla rigida è il nemico numero uno del chirurgo. Ovviamente, oltre alla rigidità di spalla, l'intervento viene sconsigliato ai pazienti che non hanno una richiesta funzionale importante; oppure pazienti senza dolore, che hanno una lesione della cuffia ben compensata. Attenzione particolare va fatta ai pazienti diabetici, in cui oltre alla rigidità della capsula si ha una lesione degenerativa in base alla malattia del connettivo che presentano.

Cosa rischia il paziente che, avendo una lesione a tutto spessore del sovraspinato, non effettua l'intervento chirurgico nei dovuti tempi?
Il rischio in questi casi è che la lesione sia ampli e soprattutto il paziente può andare in atrofia adiposa del muscolo, cosa che comporta un differente intervento.

A suo avviso, quali sono i vantaggi dell'intervento chirurgico nei confronti del trattamento conservativo?
Il vantaggio numero uno è restituire la funzione al paziente. Il trattamento conservativo ti può eliminare il dolore ma il recupero della forza non può avvenire perché il tendine deve essere reinserito nella giusta posizione.

Quali sono le principali complicanze dell'intervento chirurgico artroscopico?
Complimenti per la domanda, perché al paziente deve essere spiegato bene quali possono essere le complicanze di tale intervento. La prima complicanza è la mancata guarigione del tendine, quindi ci può essere una recidiva di rottura, sia perché il tendine non è guarito completamente all'osso sia perché, per un successivo trauma, il tendine si ri-rompe. Altra importante complicanza è la rigidità. Purtroppo in alcuni pazienti si sviluppa nel post operatorio una capsulite secondaria e quindi il paziente deve sottoporsi a ripetuti cicli di fisioterapia.

Secondo il suo parere di ortopedico, perché le lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori sono in percentuale superiore nei confronti delle lesioni dei tendini di altri distretti anatomici?
È una domanda interessante perché certamente i tendini sono uguali in tutto il corpo umano. Però la lesione della cuffia dei rotatori è probabilmente dovuta a una situazione anatomica. La cuffia avvolge la spalla, l’articolazione gleno-omerale, che è la più mobile del corpo umano, quindi questi tendini vengono soggetti a degli stress enormi. Quindi, oltre alla degenerazione normale che avviene per l'età, bisogna capire il distretto anatomico interessato. Probabilmente i tendini della cuffia dei rotatori si rovinano molto più facilmente perché chiediamo a questi tendini qualcosa che forse non possono darci, quindi un'eccessiva funzione porta a una rottura più facile.

Le patologie della cuffia dei rotatori
Intervista al Dr. Francesco Inglese

Bene passiamo ora alla parte riabilitativa con te Francesco. Spesso il paziente parla con il fisioterapista, che durante il percorso riabilitativo diventa quasi un confidente. Di cosa si lamenta, nel post chirurgico, il paziente operato per patologie di spalla?
Beh, diciamo che sicuramente l'intervento chirurgico che si esegue in anestesia totale e in anestesia plessica non è una passeggiata. Abbiamo un atto invasivo nei confronti delle strutture anatomiche e il paziente può lamentarsi principalmente del dolore post-chirurgico. Questo dolore può durare da pochi giorni fino a 2-3 settimane. Rari sono i dolori che invece durano più a lungo e questi a volte si associano a una rigidità di spalla. Quindi il dolore post chirurgico termina ma se il paziente si irrigidisce prosegue il dolore causato da un altro problema Successivamente un altro aspetto che rende l'intervento complicato dal punto di vista del post-chirurgico, è il portare il tutore. Portare il tutore per 2-3 settimane (immaginatevi un periodo caldo, non è una cosa confortevole). Dopodiché il riposo notturno: il paziente è costretto a dormire prevalentemente in una posizione semiseduta o in una posizione distesa in decubito supino e difficilmente può girarsi. Quindi questi sono i tre aspetti di cui il paziente si lamenta maggiormente dopo un intervento alla spalla.

E quindi in cosa consiste il trattamento conservativo nei pazienti con lesione di cuffia?
Il trattamento conservativo vede due aspetti principali. Intanto se c'è presenza di dolore, la riduzione della sintomatologia dolorosa. Questa riduzione può essere affrontata attraverso le terapie fisiche, quelle che magari hanno un'efficacia sul dolore; oppure la semplice applicazione del ghiaccio e sicuramente evitare quei movimenti che producono l'insorgenza del dolore, come sollevare ripetutamente degli oggetti pesanti al di sopra del capo (quindi tutti i movimenti overhead). Dopodiché, l'altro aspetto del trattamento conservativo è effettuare una serie di esercizi terapeutici per ristabilire un corretto allineamento gleno-omerale. Quando c'è una patologia di cuffia importante, come una lesione, sicuramente la testa dell'omero, nei confronti della glena, riceve delle sollecitazioni importanti. Immaginate l'azione del deltoide, tende come vettore in posizione di braccio lungo il fianco a portare la testa dell'omero verso l'alto, e quindi in assenza di sovraspinato e assenza parziale del sottospinato la testa dell'omero si decentra superiormente. Quindi dovremmo fare una serie di esercizi per evitarlo e ricostituire l'esatto allineamento gleno-omerale.

In cosa consiste invece il trattamento post-chirurgico?
Successivamente all'intervento di riparazione della cuffia dei rotatori, il paziente segue un protocollo. Questo termine protocollo è stato da molti criticato perché prevede uno schema un po' rigido Quindi io parlerei di programma riabilitativo flessibile, in relazione alle caratteristiche del paziente e alle caratteristiche dei tessuti; perché pazienti con tessuti qualitativamente molto sofferenti ovviamente hanno dei percorsi riabilitativi diversi rispetto a pazienti che hanno tessuti qualitativamente migliori. Quindi facciamo un programma riabilitativo flessibile che si adatta alle esigenze del paziente. In primo luogo il paziente porterà un tutore. In base alle caratteristiche della sua lesione, questo tutore potrà essere portato da 2 a 4 settimane e in questo momento il paziente può muovere la mano. Dopo qualche giorno può sfilare delicatamente il tutore e fare dei movimenti di flesso estensione del gomito (passivi) e può fare degli esercizi pendolari, ma poi riposiziona il tutore. Successivamente al periodo del tutore il paziente viene mobilizzato per il recupero del ROM passivo perché spesso la spalla può andare incontro a rigidità post chirurgica. Poi avviene il periodo della riabilitazione in acqua. Per chi ha la possibilità di avere una piscina riabilitativa, ovviamente è molto importante sfruttare questo aspetto. Successivamente, il recupero della forza con delle resistenze che inizialmente possono essere elastiche (perché l'elastico è comodo, confortevole, leggero, poco costoso quindi può essere fatto a casa) dopo aver avuto ovviamente delle indicazioni esatte dal fisioterapista. Poi se la persona è uno sportivo, ovviamente si passa carichi maggiori, isotonici, dopo i 90 giorni dall'intervento e a esercizi per migliorare la propriocezione.

Quali sono, Francesco, le attenzioni che il fisioterapista e il paziente devono osservare dopo un intervento chirurgico ai tendini della cuffia?
Suddividiamo le attenzioni del post chirurgico per quanto riguarda le attenzioni del fisioterapista e le attenzioni del paziente. Il fisioterapista sicuramente non deve sollecitare la sutura, che ha bisogno di tempo per cicatrizzare, e quindi deve evitare movimenti passivi che vadano a stressare, a mettere in tensione la sutura. Immaginate, per un intervento di sovraspinato, la sutura viene stressata con i movimenti di intrarotazione e di adduzione; peggio ancora se questi due movimenti vengono abbinati. Quindi l’operatore può elevare tranquillamente (perché va nella direzione dell’accorciamento del sovraspinato) può abdurre sul piano scapolare, può extraruotare ma deve evitare gli altri movimenti che mettono in tensione la sutura. Il paziente, invece, come accorgimento ha quello di non sollecitare con movimenti attivi (tipo elevare oggetti in tempi ancora vicini all'intervento) perché la messa in tensione (cioè la contrazione del ventre muscolare) mette in tensione la sutura, danneggiando e rallentando la cicatrizzazione, oppure staccando completamente il tendine dalla sua inserzione anatomica.

Qual è nella tua esperienza, Francesco, la maggiore complicanza riabilitativa che può associarsi all'intervento chirurgico?
La complicanza peggiore dopo un'intervento di cuffia è sicuramente la recidiva di ri-rottura, come abbiamo poc’anzi detto. Questa sì evita evitando movimenti attivi inappropriati. L'altra complicanza riabilitativa importante è la rigidità post chirurgica, che è un po' una spina nel fianco per quanto riguarda il chirurgo e il fisioterapista. Una spalla che si irrigidisce (considerate che la rigidità può interessare dal 10 al 15% dei pazienti operati) ha poi dei tempi lunghi di recupero, che non vanno al di sotto dei 6 mesi. Quindi, mentre una normale riabilitazione dopo un intervento di cuffia dura generalmente tre mesi, se la spalla si irrigidisce i tempi si dilazionano tantissimo e il paziente non è sicuramente contento, perché pensava di affrontare un periodo breve di riabilitazione e invece questi tempi possono arrivare dai 6 mesi in su.

Ti faccio, Francesco, la stessa domanda che ho appena fatto al dottor Porcellini. Secondo il tuo parere di fisioterapista, perché le lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori sono in percentuale superiore nei confronti delle lesioni dei tendini di altri distretti anatomici?
Come indicato dal dottor Porcellini, quest'ultima domanda è molto interessante perché lascia adito a interpretazioni anche personali. Noi tutti sappiamo che le patologie della cuffia dei rotatori hanno una causa multifattoriale. Come cause citate sono state indicate per esempio la zona ipovascolare che la cuffia ha; oppure i fattori genetici ereditari, fattori metabolici, l'invecchiamento delle strutture. I grandi fumatori di sigarette hanno rischi maggiori di lesione tendine. Quindi ci sono più fattori; però se noi pensiamo alla statistica, la statistica dice che il 47% delle persone che hanno 60 anni hanno una lesione della cuffia dei rotatori. La stessa percentuale non si riscontra negli altri tendini del corpo umano. Ma, come abbiamo detto prima i fattori invecchiamento, il fattore fumo di sigarette, il fattore ereditario non interessano solo i tendini della cuffia ma interessano tutti i tendini del corpo umano. Ecco che allora questa percentuale differente non non ha nessun riscontro. Quindi io direi che nella spalla ci sono dei valori aggiunti che producono questa alta percentuale di rischi di rottura, tra cui anche la situazione anatomica. I tendini della cuffia si trovano al di sotto di una volta coraco-acromiale, e questo sicuramente incide nella maggior percentuale di rischio di rottura. Io faccio sempre una domanda a chi non crede al problema anatomico e chiedo perché ci sono tanti pazienti che hanno una sofferenza del capo lungo del bicipite, e il capo breve del bicipite (che fa parte dello stesso muscolo) non va incontro a nessun tipo di patologia? Uno ovviamente scorre all'interno del solco bicipitale, l'altro non è a contatto con nessuna struttura anatomica ossea, al di là della sua inserzione sulla coracoide. Quindi la differenza tra due tendini dello stesso muscolo dipende anche dalle strutture anatomiche.

Bene, direi che siamo arrivati nella fase conclusiva. La ringrazio dottor Porcellini per la sua disponibilità e chiarezza e spero di poterci risentire presto.
Grazie dell'invito e speriamo che questa intervista sia utile per i pazienti e per indirizzare meglio al trattamento della patologia della spalla.

Grazie anche a te e Francesco, ci teniamo in contatto per altri progetti futuri. Ciao!
Grazie a te Alessandro. Queste tre interviste su tre distinti argomenti delle patologie di spalla mi sono molto piaciute. Spero che siano state utili per i colleghi che hanno ascoltato, che abbiano dato informazioni spendibili nella quotidianità, nel lavoro professionale e nel trattamento dei pazienti con patologia di spalla. Ovviamente gli argomenti sulla spalla sono ancora tanti e mi auguro che nuovamente un giorno possiamo affrontare altri aspetti relativi alle patologie ortopediche della spalla. Un caro saluto a tutti gli ascoltatori.

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