lunedì 22 dicembre 2014

Nei ragazzi con scoliosi il busto scongiura l’intervento


Il busto migliora la scoliosi dell’adolescente riducendo il rischio di chirurgia correttiva alla colonna, con benefici proporzionali all’uso dell’ortesi. Ecco, in sintesi, quanto conclude Braist, Bracing in Adolescent Idiopathic Scoliosis Trial, uno studio prospettico svolto in 25 centri canadesi e statunitensi e pubblicato sul New England Journal of Medicine. «La scoliosi idiopatica dell'adolescente è una curvatura laterale della colonna che supera i 10 gradi con rotazione vertebrale» spiega Matthew Dobbs, ortopedico alla Washington University School of Medicine e coautore dell’articolo. Considerando che la scoliosi colpisce il 3% dei bambini sotto i 16 anni, solo lo 0,4% di essi hanno bisogno di terapia. Le forme con oltre 50 gradi di deviazione, in particolare, hanno un elevato rischio di peggioramento anche in età adulta, ponendo quasi sempre indicazione chirurgica. «Negli Stati Uniti ci sono stati nel 2009 più di 3.600 ricoveri per chirurgia vertebrale su scoliosi idiopatica dell'adolescente, i cui costi totali, circa 514 milioni di dollari, sono secondi solo a quelli per l’intervento di appendicite nei bambini tra 10 e 17 anni di età» spiega l’ortopedico, sottolineando che il trattamento con rinforzi rigidi, cioè l’applicazione di un’ortesi toracolombosacrale, è il trattamento incruento più comune per prevenire l’accentuazione della curva scoliotica. «L’obiettivo dei busti è di contrastare il disallineamento della colonna con differenti pressioni all’interno del tutore, ma l'effetto specifico dell’ortesi toracolombosacrale sulla curva di progressione e sul tasso di chirurgia è rimasto finora poco chiaro» riprende Dobbs, spiegando che l’obiettivo del Braist era proprio questo: verificare l’efficacia del bustino rispetto alla semplice osservazione clinica nel prevenire la progressione della curva a 50 gradi o più, evitando l’intervento. E i dati dimostrano l’ipotesi, visto che lo studio è stato interrotto anzitempo a causa del significativo tasso di successo del trattamento: 72% contro un modesto 48% della sola osservazione clinica.

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1307337
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