lunedì 22 dicembre 2014

Osteotomia tibiale

L’artrosi del ginocchio colpisce spesso solo un lato del ginocchio. In alcuni casi il chirurgo puo’ ritenere eccessivo (perché il paziente è troppo giovane ) l’impianto di una protesi monocompartimentale o totale. L’intervento proposto in questa sezione puo’ rappresentare una valida alternativa.

Riallineando l’angolo tra le ossa della gamba (la tibia) si può spostare il peso del corpo in modo da ridistribuire il carico sulla parte sana del ginocchio . La procedura per riallineare gli angoli della parte inferiore della gamba è chiamata osteotomia tibiale prossimale.

Il paziente deve possedere alcune caratteristiche per esserne canditato ideale:

  • eta’ inferiore ai 65 anni
  • una intensa attivita’ lavorativa
  • artrosi che interessi una parte limitata del ginocchio

Anatomia

L’articolazione del ginocchio puo’ essere divisa in tre compartimenti a seconda delle superfici articolari coinvolte:
  1. Quello tra la parte anteriore del femore e la rotula
  2. Quello tra il condilo femorale laterale (è la parte più bassa del femore) e la corrispondente meta’ laterale della tibia (emipiatto tibiale esterno, cioè la parte più alte della tibia)
  3. Quello tra il condilo femorale mediale e la corrispondente meta’ mediale delle tibia (emipiatto tibiale interno)

Talvolta l’artrosi si limita a colpire solo uno dei compartimenti sopra elencati, lasciando relativamente intatti i rimanenti.

Scopo dell’intervento

Con questo tipo di operazione si cerca di ritardare quanto piu’ possibile la progressione dell’artrosi che renderebbe successivamente necessaria una protesi totale di ginocchio.

Vi sara’ senz’altro capitato di vedere delle persone con le ginocchia “storte”.

Il tipo piu’ frequente e’ quello in cui gli arti inferiori dei pazienti disegnano tra loro come una “O” (se le ginocchia si allontanano tra loro, parleremo di ginocchia vare). Meno frequentemente le ginocchia si avvicinano tra loro di quel tanto che fa sembrare gli arti inferiori come una “X”(ginocchia valghe).

Nel caso delle ginocchia vare, il compartimento tra femore e tibia piu’ consumato e’ quello interno che e’ costretto a subire piu’ di quello laterale il peso del paziente.

Mediante dei precisi tagli dell’osso si cerchera’ di spostare l’asse delle ginocchia in modo tale che il “centro di gravita’ “ del peso corporeo del paziente si sposti dal lato piu’ malato a quello meno malato.


Rischi

I rischi dell’intervento chirurgico:
  • infezione
  • ematoma
  • ritardi di cicatrizzazione o cicatrice non estetica o dolorosa
  • rottura di impianti di sintesi ossea anche a distanza di anni
  • lesione di vasi o nervi
  • persistente dolore
  • insufficiente correzione della deformita’ pre-esistente
  • ridotta capacita di mobilizzazione dell’arto operato
  • frattura intraoperatoria con cambiamento del programma chirurgico
  • necessita’ di essere rioperati per una delle ragioni sopra citate
  • perdita di sangue tale da dover trasfondere (si fa solo se necessario!)
  • improvviso scompenso delle condizioni di salute e morte
  • reazione allergiche ai farmaci usati
  • trombosi venosa profonda e conseguente embolia polmonare

L’intervento chirurgico

Pur raggiungendo lo stesso risultato, ci sono 2 tecniche apparentemente una il contrario dell’altra per ottenere lo scopo prefissato.

  • In un caso si toglie una fetta di osso (ma non di cartilagine) dalla tibia dal lato opposto a quello malato: osteotomia (in linguaggio medico vuol dire taglio dell’osso) di sottrazione (perche’ si toglie un pezzo di osso ed anche detta di apertura).
  • Nel secondo caso si aggiunge una fetta di osso al di sotto della zona articolare malata: osteotomia di addizione (detta anche di apertura). 

In entrambi i casi vi e’ la necessita’ di rendere stabile la correzione chirurgica mediante dei mezzi di sintesi interni (come placca e viti) od esterni (come il fissatore esterno, in cui dalla pelle sporgono per circa 5 centimetri delle barre metalliche collegate tra loro).

Per essere sicuri del grado di correzione durante l’intervento si eseguono dei controlli radiografici con delle apparecchiature specifiche che riducono al minimo la quantita’ di radiazioni ionizzanti ricevute.

Tali controlli sono da ritenersi importanti perche’ pochi millimetri in piu’ od in meno nel taglio osseo, possono fare la differenza.

Anestesia

Che anestesia verra’ fatta?

Sara’ il collega Anestesista a deciderlo e a comunicarvelo.

Un'opzione è essere addormentati durante il corso di tutto l’intervento chirurgico e di risvegliarsi solo quando questo sara’ finito.

L’altra possibilita’ e di essere svegli e ben lucidi durante l’intervento ma di avere solo la gamba addormentata. Questa anestesia viene fatta con una puntura nella schiena ed ha il grande vantaggio di permettere una piu’ lunga copertura sul dolore, che dura diverso tempo anche dopo che l’intervento e’ finito.

Dopo l’intervento chirurgico

Questo intervento chirurgico consente al paziente di poter muovere il ginocchio da subito, compatibilmente con la sintomatologia dolorosa per la quale si eseguono dei farmaci antidolorifici e delle applicazioni con la borsa del ghiaccio per ridurre il gonfiore.

La permanenza in ospedale in genere non supera le 48-72 ore.

Il paziente viene dimesso per andare a casa dove gli sara’ concesso di muoversi con 2 stampelle senza appoggiare il peso del corpo a terra per almeno 6 settimane nel caso di una osteotomia di addizione (detta anche di apertura) mentre maggiori concessioni sono fatte nel caso di osteotomia di sottrazione (anche detta di chiusura).

Molto utile e’ la terapia con elettrostimolatori e ghiaccio locale ad intermittenza per ridurre il dolore ed il gonfiore.

E’ sempre consigliabile, almeno nelle fasi iniziali, il ricorso ad un fisioterapista che insegni al paziente degli esercizi per aumentare il tono muscolare e che lo assista nel recupero totale della articolarita’ del ginocchio operato.

Vi verrà dato un appuntamento in ambulatorio per fare ancora una medicazione dopo circa 7 giorni e per togliere i punti di sutura dopo circa 2 settimane.

Il paziente continuera’ ad essere seguito dal Chirurgo per valutare anche mediante controlli radiografici (il primo dopo circa 40 giorni) programmati, che tutto proceda al meglio.

Nel caso in cui sia stato applicato un fissatore esterno, il paziente verrà istruito su come autoregolarsi la correzione. Infatti una delle tecniche possibili è quella di cercare di guadagnare la correzione giorno per giorno girando con una piccola chiave esagonale che fa muovere l’impalcatura montata sull’osso.

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