martedì 30 dicembre 2014

DISCOPLASTICA - L'ERNIA CERVICALE BATTUTA DA UN AIR BAG

Ecco l'ultima frontiera per curare l'ernia del disco cervicale. Un disco artificiale che va a sostituire quello originario usurato e diventa un air bag vertebrale capace di eseguire tutti i movimenti normali della zona cervicale. Assorbe gli "shock" e restituisce mobilità in tempi record. Il suo impianto potrebbe in breve sostituire la normale tecnica chirurgica per risolvere il problema dell'ernia cervicale che colpisce dai 20 anni in su. 

Conferme dell'efficacia del dispositivo e della tecnica arrivano anche dal Politecnico di Milano, dove studi di biomeccanica assicurano la sua totale somiglianza con il disco intervertebrale 'naturale' dal punto di vista dell'assorbimento degli shock e del movimento. 


La discoplastica, questo il nome dell'innovativa tecnica chirurgica, considerati gli ottimi risultati ottenuti sarà presto approvata dell'FDA. "I dati di Barcellona confermano quello che anche i dati provenienti dalla nostra casistica, e non ancora pubblicati, hanno già rivelato: le generali condizioni cliniche del paziente risultano sensibilmente migliorate rispetto alla tecnica tradizionale - ha affermato Roberto Assietti, il neurochirurgo del Fatebenefratelli di Milano che realizza, tra i pochissimi in Italia, questo tipo di intervento. 


"Il risultato a mio avviso più sorprendente - ha continuato Assetti - è che il paziente lo stesso giorno dell'intervento può alzarsi, sfilarsi il collare e dopo neanche 10 giorni ricominciare le sue normali attività quotidiane. Risultati molto più lunghi e più difficili da raggiungere con la tecnica tradizionale, che resta comunque una buona soluzione per pazienti non candidati a questa tecnica". 


L'ernia del disco cervicale è una patologia degenerativa che può insorgere a qualsiasi età in soggetti geneticamente predisposti. Le vertebre, che hanno la funzione di proteggere il midollo spinale, sono separate da un disco che per il 90% è costituito da soluzione acquosa, capace di assorbire urti e shock di varia natura. La formazione di un'ernia è facilitata dalla perdita del contenuto acquoso di un disco intervertebrale. Basta una scorretta posizione durante il lavoro, nel sonno, piccoli traumi per provocare alterazioni in una struttura già predisposta. I sintomi sono il collo bloccato e un dolore acuto che interessa braccio, avambraccio fino a raggiungere la mano.

Fino a qualche anno fa questa patologia veniva curata solo con una tecnica chirurgica chiamata "fusione intersomatica" che consiste nel bloccaggio, attraverso un sistema di viti, placche e innesti, di due 'corpi' vertebrali. Di sicura efficacia nel breve periodo, a lungo termine la fissità di 2 o più elementi può determinare una degenerazione delle vertebre adiacenti. Conferme arrivano da alcuni studi che hanno dimostrato che per oltre il 30% dei pazienti trattati con la "fusione" è necessario un nuovo intervento a causa della fissità degli elementi cervicali e della conseguente degenerazione delle vertebre che compromettono, comunque, la motilità. 

Per evitare questa e altre conseguenze è iniziata la diffusione delle discoplastica. Un disco artificiale viene posizionato al posto dell'originario danneggiato, riforma il cuscinetto "shock-absorbing" e ripristina la motilità a livello delle vertebre trattate grazie alla presenza di un nucleo flessibile.


"Con i bioingegneri, con cui collaboriamo - ha concluso Assetti - abbiamo osservato anche la biomeccanica dei dischi artificiali capaci, una volta impiantati, di assecondare gli stessi movimenti dei dischi vertebrali della colonna cervicale e assicurare al paziente, quindi, la ripresa di una vita normale".

Il disco cervicale artificiale è un dispositivo mobile progettato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1993 e utilizzato per sostituire chirurgicamente un disco intervertebrale cervicale affetto da patologia degenerativa. La protesi sostituisce il disco in tutte le sue funzioni, proteggendo i dischi intervertebrali dei livelli adiacenti dai sovraccarichi di stress che si possono verificare, invece, nel caso di un intervento chirurgico di tipo tradizionale. Sono passati 5 anni dai primi interventi in Europa e da allora oltre 5000 pazienti hanno risolto i loro problemi con questa nuova tecnologia.

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