domenica 28 dicembre 2014

Per l'ictus una speranza dall'ipotermia

Solo qualche giorno fa si parlava dei vantaggi dell'ipotermia in caso di arresto cardiaco improvviso. A livello internazionale, si discute ora dell'ipotesi del “congelamento” per migliorare le possibilità di recupero dei pazienti colpiti da ictus.

Un gruppo di medici scozzesi propone l'adozione di questa tecnica e l'avvio di un trial europeo per verificarne l'efficacia. L'ibernazione artificiale consente al cervello di sopravvivere con un minor apporto di sangue e dà ai medici il tempo di intervenire sui vasi sanguigni offesi dall'ictus. 

Come spiega Malcolm Macleod, capo del team scozzese, “ogni giorno mille cittadini europei muoiono per un ictus, cioè uno ogni 90 secondi, e circa il doppio sopravvive con gravi disabilità. Con l'ipotermia terapeutica si possono migliorare i risultati per almeno 40 mila cittadini europei l'anno”.

Per raffreddare il corpo, i ricercatori propongono diverse tecniche, dalla copertina refrigerante all'iniezione di infusione salina a una temperatura di 4 gradi. Lo scopo della ricerca promossa dal consorzio EuroHYP è di trovare i fondi necessari a livello europeo per la sperimentazione su 1500 pazienti. 

Al progetto potrebbero partecipare anche undici centri italiani, come conferma Francesco Orzi, diretto del reparto di Neurologia del Sant'Andrea di Roma: “i centri italiani interessati a partecipare al protocollo sono undici, da Roma a Firenze, Milano, Lecco, Verona e Treviso. In città come Roma ci sono circa 20 casi al giorno e in Italia sono circa 190mila ogni anno. Circa il 20-30% si ristabilisce completamente in un mese, ma circa il 20-25% muore nel giro di un anno, specie nel primo mese. Gli altri non recuperano completamente, soffrono di disabilità motorie o cognitive che rimangono”. La terapia proposta dai medici scozzesi “consentirebbe di ridurre la disabilità associata all'ictus – continua Orzi –. I dati sperimentali sono fortemente incoraggianti, ma manca una validazione scientifica”.

Foto: Per l'ictus una speranza dall'ipotermia

Solo qualche giorno fa si parlava dei vantaggi dell'ipotermia in caso di arresto cardiaco improvviso. A livello internazionale, si discute ora dell'ipotesi del “congelamento” per migliorare le possibilità di recupero dei pazienti colpiti da ictus.
Un gruppo di medici scozzesi propone l'adozione di questa tecnica e l'avvio di un trial europeo per verificarne l'efficacia. L'ibernazione artificiale consente al cervello di sopravvivere con un minor apporto di sangue e dà ai medici il tempo di intervenire sui vasi sanguigni offesi dall'ictus. Come spiega Malcolm Macleod, capo del team scozzese, “ogni giorno mille cittadini europei muoiono per un ictus, cioè uno ogni 90 secondi, e circa il doppio sopravvive con gravi disabilità. Con l'ipotermia terapeutica si possono migliorare i risultati per almeno 40 mila cittadini europei l'anno”.
Per raffreddare il corpo, i ricercatori propongono diverse tecniche, dalla copertina refrigerante all'iniezione di infusione salina a una temperatura di 4 gradi. Lo scopo della ricerca promossa dal consorzio EuroHYP è di trovare i fondi necessari a livello europeo per la sperimentazione su 1500 pazienti. 
Al progetto potrebbero partecipare anche undici centri italiani, come conferma Francesco Orzi, diretto del reparto di Neurologia del Sant'Andrea di Roma: “i centri italiani interessati a partecipare al protocollo sono undici, da Roma a Firenze, Milano, Lecco, Verona e Treviso. In città come Roma ci sono circa 20 casi al giorno e in Italia sono circa 190mila ogni anno. Circa il 20-30% si ristabilisce completamente in un mese, ma circa il 20-25% muore nel giro di un anno, specie nel primo mese. Gli altri non recuperano completamente, soffrono di disabilità motorie o cognitive che rimangono”. La terapia proposta dai medici scozzesi “consentirebbe di ridurre la disabilità associata all'ictus – continua Orzi –. I dati sperimentali sono fortemente incoraggianti, ma manca una validazione scientifica”.

Nessun commento:

Posta un commento